Il ministro frena sull’Alta velocità: «Tav da rivedere»

di L.SCA.

Sceso dalla bicicletta, il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli, dopo aver gettato lo sguardo sul panorama verso Riva del Garda, ha pensato bene di proseguire la passeggiata a piedi in compagnia del sindaco di Limone Franceschino Risatti e l’assessore allo sport regionale Lara Magoni. Durante il tragitto Toninelli ha parlato anche della Tav Brescia Verona. «NESSUN PREGIUDIZIO ideologico nei confronti di opere che con tutta probabilità il Movimento 5 Stelle non avrebbe neppure concepito se fosse stato al Governo. Ovviamente l’analisi costi benefici non parte da quando il progetto è nata ma parte da quando siamo alla guida del Paese, cioè da adesso. Se dall’analisi che faremo i costi risulteranno superiori ai benefici, dovremo agire nell’interesse della collettività». Il che tradotto in azioni concrete significherebbe lo stop, o nel migliore dei casi una radicale revisione del progetto. «Nessuno si deve spaventare se il Governo vuole migliorare le grandi infrastrutture e renderle più sostenibili sotto ogni punto di vista», ha affermato il ministro che è entrato anche nel merito di un altro tema caldo come la gestione dei profughi. «La generosità dell’Italia è straordinaria e deve contagiare gli altri Paesi, ma la gestione va condivisa. Noi – ha ribadito Toninelli - non possiamo sbarcarli: il premier Conte sta facendo un lavoro straordinario. Come saprete è pronta una lettera da inviare al presidente della Commissione europea Junker dove chiediamo di mettere in pratica quanto è stato deciso nel consiglio europeo di fine giugno, cioè la condivisione del problema migratorio». Quanto al salvataggio dei 450 richiedenti asilo «lo stiamo facendo per conto di tutta l’Europa - ha precisato Toninelli -. Non possiamo più farlo da soli. Devono essere collocati per quota in tutti i Paesi europei. Sono convinto che con la rigidità seria e obiettiva del nostro Governo gli altri Paesi dovranno rispondere, altrimenti dovremo prendere delle contromisure. La verifica dei richiedenti asilo non deve essere fatta sul suolo italiano altrimenti scatta il regolamento di Dublino, oppure deve esserci un accordo preventivo per cui se dovessero sbarcare in Italia vengono ricollocati per quote per tutti le nazioni. Secondo il ministro «anche se in Italia sono sbarcati molti, ma molti più migranti di tutti gli altri Paesi europei, noi terremo la nostra quota di questo gruppo di 450. Sarà 20, sarà 50, ma la restante parte per un senso di “comunità” va ripartita. Se dall’Europa non arriverà un segnale l’Italia prenderà le proprie contromisure nei prossimi giorni». IL MINISTRO ha poi precisato: «non si sta andando a battere i pugni da nessuna parte, si è scritto un memorandum con tanti bei punti su un problema che non è emergenziale ma strutturale. Ne hanno preso atto e hanno firmato. Noi stiamo andando a bussare alla porta degli altri Paesi europei dicendo che siamo pronti ad attuarlo. Voi che fate? Aspettiamo la risposta nelle prossime ore». SUI RAPPORTI con il Quirinale, Toninelli è stato altrettanto chiaro: «quanto fatto dal sottoscritto come responsabile della Guardia Costiera e dal Governo è in punta di diritto internazionale. Siamo andati anche oltre il diritto del mare perché noi salveremo ogni singola vita umana. Malta, che sarebbe dovuta intervenire si è voltata dall’altra parte e non ha risposto al proprio dovere e alle proprie responsabilità. E chi l’ha fatto? Ancora una volta l’Italia - conferma Toninelli -. Continueremo a farlo, ma non potremo essere solo noi a gestire il problema». Divisioni col Ministro degli Interni? A questa domanda il ministro risponde con una battuta: «Sento Salvini più volte di mia moglie quando sono a Roma». •

Suggerimenti