Il sindaco
condannato per
abuso d’ufficio

di Alessandro Gatta
L’ingresso del palazzo di giustizia di Brescia dove si è celebrato il processo per abuso d’ufficio Il sindaco Emanuele Vezzola verso la sospensione dell’incarico
L’ingresso del palazzo di giustizia di Brescia dove si è celebrato il processo per abuso d’ufficio Il sindaco Emanuele Vezzola verso la sospensione dell’incarico
L’ingresso del palazzo di giustizia di Brescia dove si è celebrato il processo per abuso d’ufficio Il sindaco Emanuele Vezzola verso la sospensione dell’incarico
L’ingresso del palazzo di giustizia di Brescia dove si è celebrato il processo per abuso d’ufficio Il sindaco Emanuele Vezzola verso la sospensione dell’incarico

Dalle aule di giustizia al municipio, la sentenza pronunciata ieri al tribunale di Brescia ha avuto l’effetto di un terremoto sull’Amministrazione civica di Gavardo. Il sindaco Emanuele Vezzola è stato condannato per abuso d’ufficio per una vicenda legata alla rimozione del comandante della Polizia locale nel 2013. Un anno di reclusione, senza sanzione pecuniaria, la pena inflitta al primo cittadino in primo grado. Nonostante i legali abbiano già annunciato che impugneranno la sentenza, il sindaco ha deciso di anticipare gli effetti della legge Severino, che prevede la sospensione dall’incarico di amministratore pubblico per i condannati anche solo in primo grado. Vezzola ha già annunciato che verrà sostituito dal suo vice, Sergio Bertoloni.

«IL GIUDICE MONOCRATICO ha emesso una sentenza di condanna nei miei confronti per il reato di abuso d’ufficio – scrive Vezzola in una nota –. Sul piano penale, per dimostrare di non aver commesso alcun reato, attendo il deposito delle motivazioni per proporre il ricorso in appello. Sul piano invece amministrativo, scatteranno nelle prossime settimane gli effetti della legge Severino per la quale, fin dalla condanna di primo grado, interviene la sospensione della carica. L’Amministrazione civica continuerà la sua attività, il sindaco non decade e continuerà a rappresentare politicamente questa positiva esperienza di governo, anche se, formalmente, subentrerà in ogni aspetto della vita del Comune il vicesindaco Sergio Bertoloni».

L’efficacia della Severino in realtà non è immediata: deve essere la Prefettura (o il ministero degli Interni) a farne richiesta. «Aspettiamo gli atti della Prefettura – ammette infatti Bertoloni, che sarà sindaco ad interim – e poi staremo a vedere. Ma va comunque ricordato che il primo cittadino è solo sospeso, e non decaduto, e dunque il mio è solo un avvicendamento».

La legge Severino: approvata dal Governo Monti, stabilisce la sospensione dall’incarico di un amministratore pubblico, su richiesta appunto della Prefettura o del ministero degli Interni, per un periodo di almeno 18 mesi per i condannati, anche solo in primo grado, anche per i reati di corruzione, concussione, abuso d’ufficio e peculato.

La sospensione cessa nel caso in cui, nei confronti dell’interessato, venga meno l’efficacia della misura coercitiva, ovvero venga emessa sentenza, anche se non passata in giudicato, di non luogo a procedere, di proscioglimento, di assoluzione, di revoca della misura preventiva, oppure di rinvio o sentenza di annullamento. Di certo non finisce qui.

«Siamo assolutamente convinti della correttezza dell’agire del sindaco Vezzola – spiega l’avvocato Gianluigi Bezzi, il legale del primo cittadino – così come siamo convinti di poter ribaltare questa sentenza in appello. Faremo sicuramente ricorso, nei termini di legge». Nel merito, Vezzola è stato condannato in primo grado per il reato di abuso d’ufficio relativamente alla vicenda legata a Marco Sartori, già dipendente del Comune di Gavardo e comandante della Polizia locale, in servizio dal settembre del 2012 al dicembre del 2013.

È stato invece assolto, per la stessa accusa, relativamente all’assunzione di Roberto Cittadini, fino al 2001 capo dei vigili e poi di nuovo comandante nel 2011. Sul tema si era espressa la Corte dei Conti, definendo «illegittima, foriera e dannosa per l’ente» la designazione di Cittadini, all’epoca in procinto di compiere 67 anni di età, calcolando un danno erariale di circa 88mila euro, poi diventati 40 mila. La cifra che appunto era stata resa necessaria per affidare nuovamente l’incarico di comandante al (quasi) 67enne Roberto Cittadini.

Suggerimenti