«Influenza aviaria,
il peggio deve
arrivare»

di Cinzia Reboni
La bonifica di un allevamento di Pavone colpito dall’epidemia di aviaria: nel Bresciano sono già stati abbattuti un milione di capi FOTOLIVEDecine di migliaia di uova di galline infette dal virus destinate alla distruzione FOTOLIVE/FILIPPO VENEZIAGli allevatori della Bassa hanno espresso tutta la loro preoccupazione  per l’epidemia del virus
La bonifica di un allevamento di Pavone colpito dall’epidemia di aviaria: nel Bresciano sono già stati abbattuti un milione di capi FOTOLIVEDecine di migliaia di uova di galline infette dal virus destinate alla distruzione FOTOLIVE/FILIPPO VENEZIAGli allevatori della Bassa hanno espresso tutta la loro preoccupazione per l’epidemia del virus
L'emergenza aviaria (Fotolive)

L’epidemia di influenza aviaria ha già imposto nel Bresciano l’abbattimento di 923 mila capi e la distruzione di oltre 2 milioni di uova. Ma il peggio deve ancora venire. Ieri, nell’affollatissima sala dell’ufficio di zona di Confagricoltura a Leno, si respirava un clima di grande preoccupazione. Allevatori, rappresentanti di categoria, amministratori e tecnici dell’istituto veterinario della Regione e di Ats Brescia hanno fatto il punto su una situazione che sta assumendo sempre più i contorni dell’emergenza. E con l’arrivo dell’inverno i focolai rischiano di proliferare e moltiplicarsi.

«IL PRIMO VIRUS si è manifestato in agosto a Lonato, un’anomalia per la stagione, che non promette nulla di buono», ha osservato Paolo Biasucci di Confagricoltura.

La partita si gioca ora su due fronti: quello economico e quello sanitario.

«La situazione è molto delicata, e ci sono tutti i presupposti per chiedere l’unità di crisi con poteri eccezionali affinchè ci sia una maggiore celerità nelle decisioni - ha sottolineato il presidente regionale di Confagricoltura, Antonio Boselli -. Fino a questo momento abbiamo subìto decisioni maturate troppo lentamente, che hanno creato non pochi problemi».

Sulla stessa linea il direttore di Confagricoltura Brescia, Gabriele Trebeschi: «É necessario accorciare il processo dei comandi, affinchè ci siano risultati nel breve periodo. Vogliamo che Ministero ed Unione Europea facciano chiarezza sugli aiuti che ci spettano in questa situazione di estrema emergenza».

Dopo di che, una volta usciti dal tunnel, «dovremo tornare sul tema di una necessaria disponibilità economica nel Piano di sviluppo rurale a favore del mondo avicolo».

Sotto il profilo sanitario il coro è unanime: individuare in fretta gli strumenti per contrastare la malattia. «La Regione ha promosso incisive misure per impedire il propagarsi del focolaio, nell’ambito di un quadro normativo comunitario e nazionale», ha spiegato Marco Farioli, dirigente del Pirellone, che ha anche cercato di dare risposte concrete agli allevatori sul fronte deroghe, una sorta di «limbo» nel quale si trovano gli allevatori inseriti nelle zone di protezione e sorveglianza. «Nel raggio di 3 chilometri dall’allevamento infetto - ha spiegato - tutto ciò che si muove è di competenza del ministero, che si esprime su un parere preventivo del Pirellone. Per quanto riguarda invece la zona di sorveglianza di 10 chilometri, è la Regione a poter dare la deroga per movimentazioni all’interno della Lombardia. Fuori regione esistono dei problemi, in quanto, per esempio, i tacchini - gli animali più a rischio della filiera - non vengono accettati». In sostanza, esiste una regola generale, ma all’atto pratico ogni situazione deve essere valutata caso per caso. Esasperati gli allevatori, che sollecitano gli abbattimenti senza aspettare troppi giorni, «durante i quali dobbiamo continuare a nutrire gli animali e scaldarli». Nel 2000, quando si verificò la grande epidemia, «abbiamo ucciso noi gli animali: perchè oggi dobbiamo aspettare le squadre di intervento?», hanno chiesto a più voci. «La normativa è cambiata - ha spiegato Francesco Brescianini, direttore del Dipartimento veterinario di Ats Brescia -, oggi non si possono ammazzare i polli come in passato».

«Ci muoviamo rapidamente - ha sottolineato Claudia Nassuato, responsabile Piani di Sanità animale di Ats -: se al mattino arriva la segnalazione, vengono immediatamente fatti i tamponi tracheali e già alle ore 18 siamo in grado di avere l’esito. Dopo di che, si deve procedere con l’ordinanza di abbattimento. Tutto deve essere fatto secondo quanto previsto dalla normativa, altrimenti i soldi dei rimborsi rischiano di non arrivare mai».

Per Ats, nessun ritardo sugli abbattimenti. «Se nella stessa giornata dobbiamo far fronte contemporaneamente a 3-4 casi, non possiamo fare di più con le forze disponibili», ha affermato Brescianini.

E UN ASPETTO marginale delle procedure di soppressione dei volatili rischia di finire in Procura. «Abbiamo trovato nei cassonetti dei rifiuti del materiale utilizzato dalle squadre di abbattimento - ha spiegato Maria Teresa Vivaldini, sindaco di Pavone, uno dei paesi più colpiti dal virus dell’aviaria -. C’erano calzari, tute, tutti gli indumenti che normalmente vengono utilizzati durante le operazioni negli allevamenti infetti e che, pertanto, dovrebbero essere smaltiti diversamente, non certamente nei cassonetti del paese. Ho presentato una denuncia sul caso».

Al netto dell’episodio di Pavone, gli amministratori della Bassa hanno espresso la loro preoccupazione. A partire da Cigole, «paese di 9 chilometri quadrati, con 200 capi avicoli per abitante, che nel giro di qualche giorno ha visto svuotare completamente i capannoni - ha spiegato il primo cittadino Marco Scartapacchio -. Nelle zone di sorveglianza ci sono allevamenti fermi, con polli che hanno ormai raggiunto i 7 chili di peso». Anche a San Gervasio, dove è iniziata l’emergenza in ottobre, «stiamo fronteggiando la situazione - ha detto il sindaco Giacomo Morandi -, ma siamo preoccupati: la cosiddetta “sperimentazione“ del distretto veterinario di Leno scadrà il 31 dicembre: chi affronterà l’emergenza dopo?». E proprio il direttore del distretto di Leno, Alberto Agazzi, ha rimarcato che «il primo focolaio a San Gervasio è stato registrato in un allevamento vicino a un corso d’acqua, il secondo nelle vicinanze dell’impianto per lo sci d’acqua. Il nesso tra animali acquatici e aviaria è scientificamente provato . Ma anche la densità di allevamenti aumenta il rischio di malattia: fino a 20 giorni fa eravamo nel bel mezzo di una battaglia sui nuovi insediamenti avicoli richiesti dagli allevatori, oggi combattiamo l’aviaria». I 15 sindaci della Bassa hanno chiesto un incontro urgente con l’assessore regionale all’Agricoltura Gianni Fava: «La Regione ha ridimensionato il distretto veterinario mentre a nostro avviso - ha spiegato il sindaco di Leno, Cristina Tedaldi - manca ora chi prende decisioni velocemente. In questi casi il tempismo è fondamentale».

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