«L’uccisione di Anna Mura affonda in degrado e tensioni»

di Mario Pari
I carabinieri in via Matteotti nelle ore successive alla scoperta del cadavere di Anna Mura SERVIZIO FOTOLIVEAlessandro Musini portato in caserma poco dopo la cattura FOTOLIVEAnna Mura, la vittima
I carabinieri in via Matteotti nelle ore successive alla scoperta del cadavere di Anna Mura SERVIZIO FOTOLIVEAlessandro Musini portato in caserma poco dopo la cattura FOTOLIVEAnna Mura, la vittima
I carabinieri in via Matteotti nelle ore successive alla scoperta del cadavere di Anna Mura SERVIZIO FOTOLIVEAlessandro Musini portato in caserma poco dopo la cattura FOTOLIVEAnna Mura, la vittima
I carabinieri in via Matteotti nelle ore successive alla scoperta del cadavere di Anna Mura SERVIZIO FOTOLIVEAlessandro Musini portato in caserma poco dopo la cattura FOTOLIVEAnna Mura, la vittima

«È ferma convinzione della Corte che l’uccisione di Anna Mura affondi nel degrado e tensione crescenti nel rapporto con il coniuge-imputato, sfociati poco prima del crimine, nel gesto di violenza dal Musini compiuto in danno della moglie la sera del 14 marzo 2015». Con queste parole la presidente Anna Di Martino inizia ad affrontare, nelle 96 pagine di motivazioni, il tema del movente del delitto avvenuto il 16 marzo 2015 a Castenedolo in via Matteotti. Venne uccisa Anna Mura e per il delitto, nel dicembre scorso è stato condannato all’ergastolo il marito Alessandro Musini.

ORA SONO STATE depositate le motivazioni della sentenza pronunciata dalla corte d’assise presieduta appunto da Anna Di Martino.

Secondo il magistrato: «Rimane comunque innegabile che gli eventi del sabato 14 marzo e l’intento fermo di denuncia della Mura nei confronti del marito, innalzano il livello dello scontro tra i coniugi, integrano più che adeguatamente lo scenario del crimine profilato in tesi accusatoria».

Anna Mura, nella ricostruzione che emerge dalle motivazioni è stata uccisa con «undici lesioni lacero contuse al capo» che «derivavano dall’azione di un fendente» mentre la «ferita lacero contusa» alla testa è compatibile con «il batticarne mancante dalla casa».

Particolare rilevanza, nella tesi secondo cui il colpevole è Alessandro Musini viene data alla testimonianza di un pensionato che sostiene d’aver visto l’imputato, verso le 12/12.15 del 16 marzo al parco Alpini di via Bettole, a Buffalora. Il testimone ha dichiarato d’aver visto arrivare Alessandro Musini con una borsina contenente qualcosa, entrare nel parco e fare ritorno dopo una ventina di minuti senza borsina. E determinanti, per la Corte anche gli accertamenti sulle macchie di sangue.

Ma diverse pagine nelle motivazioni sono dedicate anche alla «Tesi alternativa della difesa: possibile responsabilità del figlio» della coppia. Secondo la Corte «Le pure non negabili imprecisioni sulle indicazioni orarie o qualche “eccesso“, quali rinvenienti dalla lettura dei verbali di sit, non corrompono il nucleo fondamentale della narrazione» del ragazzo.

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