Le sorgenti della Bassa nella stretta dei nitrati

I nitrati sono un problema strutturale per le falde della provincia
I nitrati sono un problema strutturale per le falde della provincia
I nitrati sono un problema strutturale per le falde della provincia
I nitrati sono un problema strutturale per le falde della provincia

Se per fronteggiare la contaminazione da microbi ci sono strumenti di sanificazione efficaci ed incisivi, la concentrazione di nitrati rappresenta un problema più complesso per la provincia. Anche se alcuni studi scientifici hanno in parte confutato il nesso tra attività zootecniche ed eccesso di nitrati, lo spandimento di liquami, regolare o abusivo, è ormai una minaccia strutturale per le falde. La concimazione sistematica e intensiva dei suoli coltivati causa un eccesso di nitrati nel terreno, nelle falde freatiche e negli alimenti, soprattutto frutta e verdura. Attraverso le acque di falda e i cibi, i nitrati giungono all'organismo umano, dove vengono trasformati in nitriti e nitrosamine, nocivi per la salute umana. La normativa parla chiaro: i limiti previsti sono di 50 microgrammi per litro per i nitrati e 0,50 mg/l per i nitriti. La comunicazione tempestiva di picchi anomali di nitrati ai gestori del servizio idrico è lo strumento più incisivo per tenere sotto controllo costantemente acquedotti e pozzi di emungimento. E se, in caso di inquinamento da coliformi ed enterococchi, i valori rientrano nella norma aggiungendo un po' di cloro in più, l'escamotage non basta per i nitrati. Qui occorrono pozzi più profondi e costosi impianti di denitrificazione: senza di questi, l'acqua sarebbe «fuorilegge». Anche i nitrati sono «sorvegliati speciali» da Ats, che nel corso del 2017 ha eseguito complessivamente 3.530 campioni, una media di dieci prelievi al giorno: un trend mantenuto nel 2018 con 917 test già effettuati nel primo trimestre. Pur senza superare il limite, ci sono Comuni che si sono avvicinati alla soglia limite: è il caso di Muscoline e Corzano (a quota 49 mg/l di nitrati), di Passirano e Torbole a 48, e di Dello, Lograto, Rovato e Travagliato - dove si è investito in impianti di abbattimento - a quota 47. Nel primo trimestre del 2018 a Muscoline e Dello il valore è rimasto 49, mentre tutti gli altri sono scesi a valori sotto i 46 mg/l. La Bassa, zona di allevamenti e di agricoltura intensiva, è la zona più in chiaroscuro: nel primo trimestre 2018 ci sono ben 11 Comuni che oscillano tra i 36 ed i 46 mg/l di nitrati, ma di contro ce ne sono altri 15 che registrano valori addirittura inferiori a 5, segnale che le misure adottate per ridurre l’impatto degli inquinanti presenti nei liquami funzionano. Per esempio attraverso la produzione di biogas, che rende meno nocivi gli spandimenti di liquame e agevola la biodegradabilità delle sostanze nocive. La chiave sta anche nella riduzione degli allevamenti: quelli intensivi sono la prima fonte produttiva di ammoniaca, precursore delle polveri Pm 10. Stazionaria la situazione in città, dove si è passati da un valore di 38 mg/l nel 2017 ai 36 dei primi tre mesi di quest’anno. • C.REB.

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