Madre e figlia
morte. Processo
ai due medici

Processo in marzo per due medici dell’Ospedale Civile FOTOLIVE
Processo in marzo per due medici dell’Ospedale Civile FOTOLIVE
Processo in marzo per due medici dell’Ospedale Civile FOTOLIVE
Processo in marzo per due medici dell’Ospedale Civile FOTOLIVE

Mario Pari


Successe poco meno di un anno fa, tra qualche mese ci sarà un processo. Giovanna Lazzari, di Rezzato, e Camilla, la bimba che avrebbe dovuto partorire, morirono nella notte tra il 30 e il 31 dicembre scorsi. Successe al Civile di Brescia e due medici dell’ospedale saranno processati nel mese di marzo.
IL GUP Alessandra Sabatucci ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio del pm Ambrogio Cassiani, titolare con il collega Carlo Nocerino, delle indagini. Le accuse per i due medici, un ginecologo e un’ostetrica, sono di omicidio colposo e procurato aborto. Erano i due medici di guardia quella notte, ma il ginecologo era anche quello di fiducia, che stava seguendo la gravidanza di Giovanna Lazzari. Al momento si è costituita una sola parte civile, il fratello di Giovanna Lazzari, rappresentato dall’avvocato Luca Musso. Ma altre parti civili potrebbero costituirsi in occasione della prima dell’udienza, fissata per il 3 marzo prossimo, davanti al giudice monocratico della prima sezione penale del tribunale di Brescia.
UNA VICENDA, quella della morte della madre e della bimba, che colpì l’Italia anche perchè altri casi, in qualche modo simili si verificarono negli stessi giorni.
Le indagini preliminari sono state condotte ricorrendo a consulenze.
Da questo punto di vista i difensori in aula hanno evidenziato «l’insussistenza del nesso di causalità tra la condotta dei medici perchè anche con un’ipotetica terapia antibiotica non si sarebbe potuta garantire la sopravvivenza. Questo è quanto emerge anche dalla consulenza disposta dalla procura quando ancora l’inchiesta era aperta contro ignoti». E per questo motivo da parte dei legali dei due medici ieri era stato chiesto il non luogo a procedere. E sempre per questo, al termine dell’udienza, è stata espressa «perplessità sul rinvio a giudizio».
L’avvocato Musso prende atto «con soddisfazione dell’esito dell’udienza. L’obiettivo principale dei parenti è che si faccia chiarezza su quello che è successo e su eventuali responsabilità in relazione alla morte della signora Lazzari. La soddisfazione c’è nella misura in cui le indagini preliminari hanno individuato delle responsabilità e ora anche un giudice ritiene che ci siano degli elementi da approfondire. Quindi non più solo la pubblica accusa e i familiari, ma anche un giudice terzo».
L’APPROFONDIMENTO processuale avverrà quindi in dibattimento, con il possibile ricorso a testimoni per la formazione della prova. Ma, anche sulla base di quanto emerso dall’udienza di ieri è evidente che un ruolo determinate sarà affidato alle consulenze.
Per la procura, in ogni caso, non sarebbero stati presi in considerazione sin da quando Giovanna Lazzari arrivò al l’Ospedale Civile, i sintomi di una sepsi batterica o di uno shock settico. Tutto sarebbe stato liquidato come una banale febbre. Tra qualche mese quindi si tornerà in aula per fare luce, in un processo, su quella duplice tragedia che si abbattè su una famiglia protesa verso altra felicità.

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