Mattia e Mirko
scoprono la nuova
via della felicità

di Fausto Camerini
Da sinistra Mirko Sbardellati e Mattia Pagliaro sulla vetta Un’immagine dell’ardita ascesa verso il Cimone della Bacchetta La coppia di giovanissimi  alpinisti ha tracciato un’inedita via di arrampicata sulla vetta più alta del gruppo  della Concarena La linea rossa indica l’arrampicata «Gocce di felicità» disegnata nell’ultimo fine settimana
Da sinistra Mirko Sbardellati e Mattia Pagliaro sulla vetta Un’immagine dell’ardita ascesa verso il Cimone della Bacchetta La coppia di giovanissimi alpinisti ha tracciato un’inedita via di arrampicata sulla vetta più alta del gruppo della Concarena La linea rossa indica l’arrampicata «Gocce di felicità» disegnata nell’ultimo fine settimana
Da sinistra Mirko Sbardellati e Mattia Pagliaro sulla vetta Un’immagine dell’ardita ascesa verso il Cimone della Bacchetta La coppia di giovanissimi  alpinisti ha tracciato un’inedita via di arrampicata sulla vetta più alta del gruppo  della Concarena La linea rossa indica l’arrampicata «Gocce di felicità» disegnata nell’ultimo fine settimana
Da sinistra Mirko Sbardellati e Mattia Pagliaro sulla vetta Un’immagine dell’ardita ascesa verso il Cimone della Bacchetta La coppia di giovanissimi alpinisti ha tracciato un’inedita via di arrampicata sulla vetta più alta del gruppo della Concarena La linea rossa indica l’arrampicata «Gocce di felicità» disegnata nell’ultimo fine settimana

Erano in vetta al Cimone della Bacchetta sopra Ono San Pietro alle 9 del mattino dopo una intera notte passata a inerpicarsi faticosamente su neve, ghiaccio e roccia alla luce delle pile frontali.

PASSO DOPO PASSO sino al cielo della più alta cime del gruppo della Concarena che con le sue verticali pareti dolomitiche domina il paesaggio della media Valcamonica. Esplorando una nuova fantastica ed ardita via di arrampicata destinata sicuramente ad entrare nel top del gradimento degli alpinisti. L’impresa l'hanno portata a termine nell’ultimo fine settimana due giovanissime promesse dell'alpinismo: Mattia Pagliaro, 23 anni, operaio di Villongo e Mirko Sbardellati, 21 anni, disegnatore di Adro, socio del Cai di Chiari. «Ci siamo riusciti - racconta con emozione Mirko -, approfittando di condizioni particolarmente favorevoli». Quella bella e suggestiva linea di salita, sulla parete est della Corna Rossa, uno dei satelliti della Bacchetta, era da un po' di tempo che i due l'avevano addocchiata. Così come l'avevano addocchiata altri alpinisti che però sono stati preceduti da Mattia Pagliaro e Mirko Sbardellati. «Non si tratta di una salita estrema ma i pericoli sono tanti - ammette Mattia Pagliaro -: in estate la via non si può fare per la friabilità delle rocce che in inverno sono saldate e coperte da neve e ghiaccio». «E anche in inverno - incalza Mirko Sbardellati -, va percorsa dopo che di neve ne è venuta tanta da colmare alcuni canali e canyon ma solo dopo che si è assestata per evitare il percolo di slavine che da quelle parti sono sempre in agguato». E va percorsa di notte perchè quando arriva il sole è tutto un disgelo che innalza i potenziali pericoli. Non sarà quindi facile per altri alpinisti ripetere la salita. I due, che in precedenza avevano già fallito alcuni tentativi sulla medesima parete, sono talmente soddisfatti che hanno battezzato il nuovo itinerario «Gocce di felicità», ispirandosi anche alle lacrime del ghiaccio che si scioglieva.

OTTOCENTOSESSANTA metri di arrampicata con piccozze e ramponi preceduti da altri 1100 metri di cosiddetto avvicinamento. «Un’incredibile faticata in mezzo alla neve, tra boschetti di ontani ingannatori e morene di enormi pietroni mobili - racconta Sbardellati -,poi arrivati all'imbocco della nostra linea di salita è stato divertimento puro. Con tratti di ghiaccio sino a 90 gradi, favolose grotte da cui pendevano gelide stalattiti, stretti canali dominati da verticali muri di roccia». Una paesaggio insomma da favola che rende davvero unica la nuova via di salita. Ma la nuova via di ascesa è una nuova vittoria nella lotta con l'Alpe? No, almeno per la coppia di alpinisti. «Non pensiamo di avere vinto la montagna - precisano Mirko e Mattia - è la montagna che ci ha voluto bene e ci ha lasciato salire». La natura in fondo va corteggiata, non sfidata.

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