Mega depuratore
del lago di Garda:
progetto in apnea

di Luciano Scarpetta
Acqua ridotta a gelatina verdastra e pale arrugginite: un’immagine eloquente del degrado del depuratore  dismesso  di Visano Giovanni Peretti dell’Ats
Acqua ridotta a gelatina verdastra e pale arrugginite: un’immagine eloquente del degrado del depuratore dismesso di Visano Giovanni Peretti dell’Ats
Acqua ridotta a gelatina verdastra e pale arrugginite: un’immagine eloquente del degrado del depuratore  dismesso  di Visano Giovanni Peretti dell’Ats
Acqua ridotta a gelatina verdastra e pale arrugginite: un’immagine eloquente del degrado del depuratore dismesso di Visano Giovanni Peretti dell’Ats

Paradossi italiani: ci sono i fondi, manca il sito dove ospitare il fulcro di una delle opere idrauliche più imponenti della recente storia bresciana. Il mega depuratore del Garda è in apnea. Il contenzioso legale plurimilionario fra ex gestori e Provincia e le condizioni di abbandono dell’impianto hanno allontanato definitivamente l’ipotesi di una riconversione a fini civili dell’impianto di trattamento di reflui zootecnici. Ma anche sul piano B, ovvero realizzare la struttura di depurazione della sponda Bresciana a Lonato, è finita nel mirino delle polemiche. Un contesto che rischia di minare l’unità granitica (o quasi), mostrata dai Comuni - bresciani e veronesi -, coinvolti nel progetto. Sembra dunque evaporata l’euforia «figlia» dell’annuncio dello stanziamento deliberato dal Cipe di 132 milioni per le urgenti opere di collettazione e depurazione del Garda.

Il fondo ripartito per 50 milioni sulla Lombardia e per 82 milioni sul Veneto, copre oltre la metà dell’investimento complessivo stimato in 220 milioni di euro. Ma l’iter finanziario potrebbe bloccarsi senza certezze sulla collocazione dell’impianto di depurazione che dovrebbe smaltire i reflui del comprensorio bresciana. L’ipotesi di appoggiarsi alla «seconda vita» del depuratore Visano appare tramontata: l’impianto è al centro di braccio di ferro legale fra i gestori privati A2A e Acea Roma che hanno chiesto un risarcimento di 71 milioni. Ma al netto dell’epilogo della vicenda giudiziaria, sullo sfondo resta il nodo delle condizioni tecnicamente «pietose» dell’impianto che rendererebbero anti-economica la riconversione.

Sulla questione, il presidente di Garda Uno Mario Bocchio è sempre stato chiaro: «L’ipotesi Visano nasce in ambito di progettazione preliminare perché si pensava potesse risolvere oltre alle problematiche della sponda bresciana anche quelle dei paesi della Bassa. La soluzione più logica – ha precisato Bocchio – perché vi è già presente un vecchio impianto di depurazione che ovviamente dovrà essere rimodulato. A livello esecutivo sarà una delle ipotesi ma se continueranno le opposizioni si valuteranno altre soluzioni». Nello specifico Carpenedolo (che essendo autosufficiente dal punto di vista della depurazione, difficilmente si imbarcherà nell’operazione), o Lonato appunto dove sta per approdare però una mozione per opporsi all’ipotesi. Che il momento sia delicato lo conferma il silenzio della Comunità del Garda. «Venerdì prossimo – annuncia il segretario generale Pierlucio Ceresa - , è stata convocata un’assemblea alla presenza del presidente Mariastella Gelmini e del responsabile di Ats Garda Ambiente, Giovanni Peretti. All’ordine del giorno ci sarà anche il nodo della collocazione dell’impianto».

PER PERETTI però, la logistica è al momento l’ultima preoccupazione. «Visano – sottolinea il presidente – è una delle opzioni progettuali, ma allo stato attuale la priorità è capire con certezza, dopo gli annunci di dicembre, se ci sono ed eventualmente in che modo “andare a prendere” i 132 milioni di euro stanziati: nei prossimi giorni è in programma un incontro a Roma con il direttore generale per la salvaguardia del territorio e delle acque del ministro dell’Ambiente Gaia Checcucci. Appena risolto questa priorità vedremo il da farsi con l’ambito bresciano. Parlarne adesso sarebbe prematuro». In effetti la parte più urgente riguarda la sponda veronese con la rete di conferimento dei reflui fognari al depuratore a Peschiera e il consolidamento della condotta che core in fondo al lago.

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