«Mia figlia una terrorista? Bufala smontata»

di Giancarlo Chiari
Sara Pilè con il marito tunisino espulso dall’Italia  un anno fa
Sara Pilè con il marito tunisino espulso dall’Italia un anno fa
Sara Pilè con il marito tunisino espulso dall’Italia  un anno fa
Sara Pilè con il marito tunisino espulso dall’Italia un anno fa

Non è una terrorista. Ma per togliersi di dosso la pesante accusa c’è voluto un anno e mezzo. Diciotto mesi in cui Sara Pilè, 26enne residente a Monticelli Brusati ha vissuto un incubo e «perso» il marito espulso dall’Italia su decisione del ministero degli Interni.

A PORRE FINE alla vicenda giudiziaria è stato il Gip Cesare Bonamartini che ha accolto la richiesta del pm Silvia Bonardi disponendo l’archiviazione del procedimento nei confronti della giovane che era accusata di «adesione e arruolamento dopo un percorso di radicalizzazione religiosa alla formazione terroristica Daesh».

Il giorno dopo l’epilogo della vicenda giudiziaria, il papà di Sara Pilè non tradisce la linea del basso profilo adottata durante l’inchiesta. «Sono ovviamente felice perché finalmente è stata smontata una bufala, ma non voglio aggiungere altro né fare commenti che, purtroppo, in un modo o nell’altro sarebbero stravolti. Ho scelto di non parlare l’anno scorso e non intendo parlare adesso. Vogliamo solo dimenticare». Silenzio anche sul pronunciamento del Gip.

«NON INTENDO commentare quanto ha deciso il tribunale, per quello dovete rivolgervi al nostro legale», spiega con voce calma il papà di Sara Pilè, mentre cerca di tranquillizzare una coppia di pastori maremmani che lo hanno accompagnato al cancello. E il legale della famiglia, l’avvocato Ezio Bosio guarda già avanti. Chiederà la revoca della misura di sorveglianza speciale (Sara Pilè è stata la prima persona a Brescia sottoposta a questa misura), essendo stato archiviato il procedimento penale. Un procedimento iniziato nella primavera del 2016, quando la ragazza viene dichiarata un «soggetto socialmente pericolosa».

La giovane si è sposata con Naim Sagrari con rito islamico nel 2010 e con rito civile a Monticelli nel 2015: dopo il matrimonio indossa sempre il niqab, il velo che lascia intravedere solo gli occhi. Gli inquirenti accusano la coppia di avere organizzato la partenza dall’Italia per raggiungere la Siria cercando il martirio. La prova secondo la Digos? Marito e moglie stavano trattando l’acquisto di un’auto su internet.

L’INCHIESTA prosegue: Sagrari viene espulso con un provvedimento del ministero degli Interni, Sara Pilè viene indagata a piede libero dopo che nel suo smartphone vengono trovate centinaia di immagini sull’Islam integralista e sul suo profilo Facebook appaiono frasi del Corano scritte in arabo del tipo «Allah, ti chiedo una morte nel tuo sentiero». Secondo il Gip gli elementi raccolti dalle indagini giustificano la misura di sorveglianza (a Sara Pilè è ancora vietato usare internet o lasciare l’Italia), ma non sono tali da consentire in modo efficace l’accusa in giudizio».

La difesa di Sara Pilè ha sostenuto che le fotografie scaricate dalla ragazza erano pubbliche e che la ricerca dell’auto era stata fatta dal fratello e dal padre della giovane.

L’altro giorno la parola fine: per la giustizia italiana la 26enne non è una terrorista. Ma c’è voluto un anno e mezzo per stabilirlo.

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