Referendum sull’acqua
al bivio. Il Viminale ha
fissato le regole

di Cinzia Reboni
Il destino della gestione dell’acqua resta al centro del dibattito
Il destino della gestione dell’acqua resta al centro del dibattito
Il destino della gestione dell’acqua resta al centro del dibattito
Il destino della gestione dell’acqua resta al centro del dibattito

Al netto di nuovi colpi di scena, il Consiglio provinciale approverà nella seduta convocata questo pomeriggio la disciplina transitoria per lo svolgimento del referendum consultivo sul servizio idrico integrato. È l’ultimo passaggio burocratico verso la consultazione che il 28 ottobre chiamerà ad esprimersi sulla gestione dell’acqua per i prossimi trent’anni. IL REGOLAMENTO transitorio - frutto di un lavoro concertato tra la Provincia, il Comitato Acqua Pubblica e la prefettura - ha ricevuto il via libera del Viminale, che ha suggerito alcuni correttivi per una più efficace organizzazione del referendum, recepiti nella versione definitiva che approderà in aula. Ultimo passaggio, si diceva, in attesa di capire se prenderà forma la mozione annunciata da Isidoro Bertini, sindaco di Manerba, che parlando a nome di Forza Italia aveva auspicato la convocazione di una nuova assemblea dei sindaci prima del referendum: una sorta di conteggio per appurare un eventuale cambio di rotta dei Comuni che nell’ottobre 2016 avevano votato a favore della società mista pubblico-privata Acque Bresciane. Da allora qualcosa è cambiato: la consultazione è stata chiesta da 55 Comuni in rappresentanza di oltre 300 mila abitanti e sul territorio cresce il fronte degli amministratori scettici sul piano di Acque Bresciane. «La tesi della Provincia che non ci sarebbero alternative alla società mista, è inconsistente - sottolinea Mariano Mazzacani a nome del Comitato Acqua Pubblica -. Basta vedere quanti capitali pubblici regionali si sono riversati nel Bresciano. In particolare, il 26 febbraio, è stato inserito un piano di investimenti che, su un totale di 49,337 milioni, ne prevede 23,416 da fondi pubblici. Di questi, 19,819 vanno a finanziare infrastrutture su gestioni di A2A e Asvt, controllata al 74,9% da A2A. Il resto, viene finanziato dal sistema tariffario che paga tutti i costi del servizio, compresi gli oneri finanziari necessari agli investimenti per la depurazione». Il Comitato, sottolineando che «A2A gestisce il 46% delle gestioni della provincia in regime di salvaguardia, ed il 53% delle gestioni in sanzione europea sono in mano alla stessa multiutility», rivendica la necessità del referendum «e chiede che i sindaci rispettino la volontà popolare». •

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