Riaffiorano dei resti: forse sono di Iuschra

di R.PR.
Le ricerche sono andate avanti per settimane ma senza esito
Le ricerche sono andate avanti per settimane ma senza esito
Le ricerche sono andate avanti per settimane ma senza esito
Le ricerche sono andate avanti per settimane ma senza esito

Da ieri delle ossa riaffiorate nella zona dell'Altopiano di Cariadeghe sono custodite dal reparto di medicina legale del Civile di Brescia a disposizione della procura. Il luogo del macabro ritrovamento sta alimentando il sospetto che i resti appartengano a Iuschra Gazi, la 12enne autistica di origini bengalesi svanita nel nulla durante una gita a Serle il 19 luglio. Un sospetto che naturalmente dovrà trovare conferma negli esami patologici disposti dalla procura, che sul caso ha aperto un fascicolo con l’ipotesi di reato di lesioni colpose. SULLE MODALITÀ e le circostanze che hanno portato alla scoperta delle ossa c’è al momento il più stretto riserbo. Anche il luogo preciso non è stato ancora rivelato. L’unica certezza è che sull’omero, parte della gabbia toracica ed altri frammenti di ossa, ci sarebbero segni provocati dai morsi di animali selvatici. Lo stato di decomposizione sarebbe a prima vista compatibile con i sei mesi che il corpo della bambina avrebbe trascorso all’aperto, alla mercè appunto di volpi, cinghiali, ratti e rapaci che proliferano nella brughiera di Serle. Nelle prossime ore, già forse stamattina, verrà eseguito un sopralluogo dei carabinieri e degli inquirenti sulla zona dove sono comparsi i resti, pare non troppo lontano dall’area dove in una calda mattina d’estate è scomparsa Iuschra. È quasi l’ora di pranzo quando la bambina, forse impaurita dall’abbaiare di un cane, si allontana dal gruppo di compagni, minorenni e anche loro disabili, e di operatori della Fobap, Fondazione bresciana assistenza psicodisabili. In pochi istanti è come se fosse inghiottita dai boschi dell’altopiano. Gli operatori dell’associazione e qualche volonteroso perlustrano la zona, poi scatta l’allarme. Nel giro di qualche giorno in campo vengono impegnati quasi 300 operatori suddivisi in 31 squadre. Vengono ispezionati palmo a palmo 190 ettari di bosco, cento cavità carsiche asciutte e cinque laghetti, ma di Iuschra non c'è traccia. Le ricerche vanno avanti giorno e notte: il papà non lascia praticamente mai il campo base. Le ricognizioni proseguono ampliando il raggio: le zone dell'Altopiano di Cariadeghe, più di 700 ettari complessivi, vengono ripassate anche per tre volte senza trascurare alcun anfratto. I componenti delle squadre della Protezione civile, dei Vigili del fuoco e delle unità cinofile si «immergono» nei fitti rovi e nelle tante gole di un territorio carsico. Nel frattempo, nella notte droni con telecamere e sensori termici sorvolano l'area. L’8 agosto le ricerche vengono sospese. Il papà non si arrende e continua a chiedere alle istituzioni un ulteriore sforzo. Il prefetto Annunziato Vardè il 31 settembre decide di far ripartire le ricerche per esplorare anche le aree confinanti con la Maddalena Ma il 4 ottobre la mobilitazione viene sospesa in via definitiva. Nel frattempo la Procura ha aperto un fascicolo per lesioni colpose a carico di ignoti. Il timore è infatti quello che qualcuno possa aver fatto del male alla bambina di 12 anni. A tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sulla scomparsa, una manifestazione della comunità bengalese di Brescia. Nelle ultime ore la svolta che potrebbe recidere quel sottile filo di speranza, diventata con il trascorrere dei mesi parente stretta dell’utopia. •

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