Ridotto in coma
dai banditi,
l’incubo ritorna

di Valerio Morabito
I rilievi sul luogo dell’aggressione di Francesco Scalvini la sera del 23 gennaio del 2017: dopo due anni l’elettricista non si è ancora ripreso
I rilievi sul luogo dell’aggressione di Francesco Scalvini la sera del 23 gennaio del 2017: dopo due anni l’elettricista non si è ancora ripreso
I rilievi sul luogo dell’aggressione di Francesco Scalvini la sera del 23 gennaio del 2017: dopo due anni l’elettricista non si è ancora ripreso
I rilievi sul luogo dell’aggressione di Francesco Scalvini la sera del 23 gennaio del 2017: dopo due anni l’elettricista non si è ancora ripreso

«Più trascorre il tempo e più si affievolisce la speranza di vedere mio nipote tornare a un’esistenza normale. Quanto ad avere giustizia siamo rassegnati: sarà quasi impossibile identificare le persone che hanno ridotto in fin di vita Francesco». Sono passati esattamente due anni dalla brutale aggressione avvenuta davanti a una villetta bifamiliare in via Petrarca a Ghedi, ma per Ignazio Scalvini l’angoscia è la stessa di quella maledetta sera del 23 gennaio del 2017. Francesco Scalvini, elettricista all’epoca 37enne, sorprende una banda di ladri che sta svaligiando l’abitazione del padre Giancarlo. Con lo zio Ignazio prova a bloccare i banditi che si dimostrano pronti a tutto, anche a uccidere. Durante la colluttazione ingaggiata con i tre individui Francesco viene colpito alla testa da uno oggetto contundente e appuntito, uno scalpello o più probabilmente una punta di trapano industriale. Il colpo provoca un trauma cranico devastante. Anche lo zio e il papà vengono picchiati dai rapinatori, stranieri dell’Est. Loro se la caveranno fortunatamente con prognosi di pochi giorni. Francesco no. Resta in coma per mesi, poi inizia un Calvario senza fine tra strutture sanitarie e di riabilitazione. Ma le sue condizioni restano critiche.

«È UN DOLORE che non passa mai, ci pensiamo ogni giorno - ammette lo zio Ignazio durante la pausa di lavoro -. Nulla sembra avere più senso con Francesco ridotto in quelle condizioni. A volte presi dallo sconforto ci sentiamo abbandonati a noi stessi dalle istituzioni, ma siamo consapevoli che è stato fatto tutto quello che si poteva fare per individuare i rapinatori anche se non abbiamo però avuto notizie sullo sviluppo delle indagini». Ignazio Scalvini ammette: «il problema è che la criminalità ha alzato il tiro. Vorrei che nessuna altra famiglia debba in futuro provare la nostra sofferenza, ma il fatto è che nessuno può sentirsi tranquillo neppure quando è in casa ed ha sbarrato la porta. Francesco Scalvini, che il 29 gennaio compirà 39 anni, lavorava con il padre Giancarlo nell’impresa di impianti elettrici di famiglia. Attualmente si trova ricoverato in una clinica di Castiglione delle Stiviere per affrontare un percorso di riabilitazione dai tempi e dall’esito incerti. «Purtroppo le sue condizioni di salute non sono buone e più trascorre il tempo e minore è la speranza di riaverlo con noi come prima. Il suo fisico è ancora troppo vulnerabile», rimarca Ignazio Scalvini.

LA SPERANZA si affievolisce, ma il senso di rabbia e impotenza rimangono intatti anche se la famiglia, con un profondo senso di civiltà, non fa trapelare nessun rancore. Nonostante tutto in via Petrarca la vita va avanti. All'ingresso della proprietà degli Scalvini, dove i familiari avevano soccorso Francesco, è stato sistemato da mesi un cancello per delimitare il confine con la strada e prevenire nuovi raid. Una precauzione, però, che non è servita. L’incubo è tornato a materializzarsi pochi giorni fa quando la casa della famiglia Scalvini è finita nuovamente nel mirino di una banda di malviventi. «I ladri hanno tentato di fare irruzione incuranti che fossero le 18,30 - racconta Ignazio Scalvini -. Si sono arrampicati e sono riusciti a salire al primo piano, dove vive mio fratello Giancarlo». A questo punto i malviventi hanno forzato la finestra per entrare, ma gli strani rumori hanno allertato il figlio di Ignazio che senza pensarci due volte è uscito dalla propria abitazione e ha fatto spaventare i ladri che si sono dileguati per le strade di Ghedi. Un episodio che ha riportato le lancette del tempo indietro, a due anni fa. In quella maledetta serata del 23 gennaio 2017, dove è stata brutalmente interrotta la serenità di una famiglia.

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