Rifiuti illegali
alla Macogna,
processo al via

di Paola Buizza
Una veduta aerea dell’attuale aspetto  bacino della Macogna: i reati contestati si riferiscono a 7 anni fa
Una veduta aerea dell’attuale aspetto bacino della Macogna: i reati contestati si riferiscono a 7 anni fa
Una veduta aerea dell’attuale aspetto  bacino della Macogna: i reati contestati si riferiscono a 7 anni fa
Una veduta aerea dell’attuale aspetto bacino della Macogna: i reati contestati si riferiscono a 7 anni fa

Si è aperto ieri in tribunale il processo a carico di Paolo Fonio Bregoli, Mauro Bregoli, Fabio Bregoli, Matteo Merizzi ed Ennio Ferri, accusati di trasporto abusivo di rifiuti in concorso per fatti che risalgono al 2011. Al tempo, gli imputati, ricoprivano ruoli di amministratori nelle aziende Nord Cave, Cave Pedrocca, Bregoli spa e Costruire, tutte finite al centro di un’ inchiesta della Procura di Brescia e della Direzione distrettuale antimafia che aveva portato gli uomini del Nita (Nucleo interforze tutela ambientale) e del Gico (Gruppo investigativo criminalità organizzata) della Guardia di Finanza a mettere i sigilli a una parte della cava Macogna al confine tra Travagliato e Cazzago.

SECONDO L'ACCUSA i cinque imputati avrebbero proceduto «all'escavazione di sabbia e ghiaia nella cava in località Macogna e di proprietà prima della Nord Cave srl e quindi della Cave Pedrocca srl» riempiendo poi le buche con la terra «proveniente dal cantiere ex Sobea del Comune di Mapello», dove era in corso la realizzazione di un centro commerciale i cui lavori erano stati appaltati «dapprima alla Bregoli e successivamente alla Costruire srl nella Cava in località Macogna» posta nell’enclave che separa il territorio di Travagliato con quello di Cazzago. L'attività illecita si sarebbe configurata non solo perché la cava in questione non poteva essere escavata - né di conseguenza vi si potevano smaltire rifiuti provenienti da altri siti -, ma anche per il trasporto delle terre da Mapello, in provincia di Bergamo, luogo diventato tristemente noto per le ricerche di Yara Gambirasio, la 13enne di Bremate uccisa e ritrovata tre mesi dopo in un campo di Chignolo. Erano stati i cani dal fiuto molecolare, fatti arrivare dalla Svizzera, a puntare sulla strada che dal centro sportivo di Brembate Sopra conduce a Mapello, fermandosi davanti al grande cantiere per la trasformazione della ditta Sobea in struttura commerciale. Ebbene, quel materiale trasportato da Bergamo alla Bassa Bresciana non sarebbe stato classificabile come «terre e rocce da scavo» e, come se non bastasse, non era presente alcuna traccia documentale sulla sua destinazione.

GLI INQUIRENTI nel corso delle indagini avevano ricostruito il subappalto dell’attività dalla ditta Bregoli alla Nord Cave che, dalle risultanze dell'inchiesta, non aveva ancora le autorizzazioni necessarie per effettuare alcun tipo di lavoro. Eppure in quegli anni ai residenti della zona non era sfuggito uno strano via vai di mezzi pesanti che aveva sollevato sospetti anche dell'amministrazione comunale di Travagliato. Camion che a colpi di 30, 40 mila chilogrammi di carico - per un totale di circa 9.000 metri cubi - trasportavano terriccio scavato nel cantiere bergamasco, materiale di risulta per la realizzazione delle fondamenta in un'area commerciale dove un tempo esisteva una distilleria di petrolio bonificata, la Sobea.

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