È battaglia legale
per acquedotto
e centralina elettrica

di Giuseppe Zani

Marone è ben deciso a difendere anche davanti al Tar la gestione in house che lega a doppio filo acquedotto e centralina idroelettrica.

Ha affidato infatti agli avvocati Paolo Sabbioni di Milano e Domenico Bezzi di Brescia, con un compenso complessivo di 5.982 euro, per ora, l’incarico di ricorrere avverso la determinazione con cui il direttore dell’Ufficio d’ambito di Brescia, Marco Zemello, ha dichiarato «improcedibile l’istanza di accertamento dei requisiti per la gestione autonoma del servizio idrico integrato avanzata da Marone» e, di conseguenza, ha ribadito che «la gestione del servizio idrico integrato del Comune di Marone non può essere mantenuta in via autonoma».

LA POSIZIONE del sindaco Alessio Rinaldi e dei suoi collaboratori è arcinota: non vogliono aderire alla società mista pubblico-privata «Acque bresciane», ma continuare come fatto sinora con la propria società in house. Per di più, fra maggioranza e le due minoranze presenti in aula, sul tema dell’acqua c’è concordia assoluta.

LA NOVITÀ è che, avvicinandosi la stretta decisiva, Marone è passato alle vie legali. «La nostra municipalizzata, la Sebino Servizi srl, controllata al 100% dal Comune- spiega ancora il sindaco Rinaldi-, ha tutti i requisiti previsti dalla legge per continuare a operare in autonomia: attingiamo a sorgenti pregiate, situate in aree naturali protette, e manteniamo in efficienza gli impianti tramite una costante manutenzione».

Quanto alla centralina idroelettica, gestita dalla «Marone energia servizi srl», detenuta al 51% dalla Sebino Servizi e per il restante 49% dal Consorzio camuno Cier e da Lumenergia, il Comune teme che la confluenza forzata della Sebino Servizi in «Acque bresciane» possa fargli perdere una cospicua e sicura fonte di guadagno.

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