Addio a Turelli, l’alpino di Nikolajewka

di G.Z.
L’alpino Giulio Turelli, reduce di Nikolajewka: si è spento a 104 anni
L’alpino Giulio Turelli, reduce di Nikolajewka: si è spento a 104 anni
L’alpino Giulio Turelli, reduce di Nikolajewka: si è spento a 104 anni
L’alpino Giulio Turelli, reduce di Nikolajewka: si è spento a 104 anni

Giulio Turelli, 104 anni compiuti lo scorso 21 gennaio, uno degli ultimi reduci di Nikolajewka, si è spento ieri di primo mattino nella casa del figlio Savio e della nuora Nadia, a Sale Marasino. Lui però era nato e vissuto a Marone e nel cimitero del paese riposerà dopo il funerale fissato per le 15 di domani. Intanto, per dar modo di salutarlo a tutti coloro che l’hanno conosciuto, la salma è stata ricomposta nella sala del commiato di Marone. Causa una polmonite, l’ultimo compleanno Giulio l’aveva festeggiato in un letto di ospedale, a Iseo: «Non si è più ripreso - racconta la nuora Nadia -. Tornato a casa, mangiava poco, non aveva fame. L’età l’ha avuta vinta». Giulio, il decano degli alpini di Marone, era benvoluto da tutti per il suo contagioso buon umore. Sul fronte albanese s’era guadagnato una Croce di guerra e sul fronte russo, da sergente, s’era meritato una medaglia di bronzo al valore militare. Apparteneva al battaglione «Val Chiese», 6° reggimento alpini, divisione Tridentina. Venne chiamato alle armi nell’agosto 1939 e nel gennaio 1941 spedito in Albania. Nel luglio 1942 la partenza per la Russia. Il 26 gennaio 1943, giorno della battaglia di Nicolajewka, Giulio è al fianco del generale Luigi Reverberi. Il fuoco nemico è concentrato su un ponte sotto il quale gli alpini stanno passando. Giulio si salva scalandone la scarpata. Poi giorni e giorni di cammino nella neve. Turelli marcia a piedi dal Don sino a Varsavia, poi nel marzo 1943 riesce a tornare a casa. Smetterà la divisa soltanto nell’agosto del 1945. Giulio ha più volte raccontato in alcune scuole del Sebino e della Valcamonica la forza d’animo che permise alle Penne nere di forzare l’accerchiamento russo a Nilolajewka e iniziare la ritirata. Le sue memorie, anzi, sono state raccolte dagli alunni delle scuole elementari e medie di Marone e concordano con gli scenari e le vicissitudini raccontati da Mario Rigoni Stern ne «Il sergente nella neve» e da Giulio Bedeschi in «Centomila gavette di ghiaccio». Finita la guerra, Giulio s’è sposato con Caterina, ha avuto tre figli, Savio, Angiolina e Guglielmina, e di mestiere ha fatto il falegname, prima in proprio e poi sotto padrone. •

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