Cagnolina uccisa tra atroci sofferenze dall’esca avvelenata

di C.REB.

Per otto anni Laica ha riempito la vita di Alda, ricambiandone l’affetto con la fedeltà e la tenerezza che solo un cane può dare. Ma ieri Laica è morta tra atroci sofferenze dopo aver ingoiato un’esca avvelenata in centro a Iseo. La meticcia, da quando era stata adottata nel 2010 al canile Aidar di Corte Franca, era diventata la compagna inseparabile dell’ottantenne Alda, che adesso non sa darsi pace. Ieri mattina, come da abitudine, era andata a fare una passeggiata con Laica percorrendo il solito itinerario: la zona del castello, la chiesetta della Madonna della Neve, la discesa verso via della Cerca, nei pressi delle scuole elementari, dove c’è una piccola aiuola verde. Qui, nonostante le attenzioni della padrona, Laica ha ingoiato un boccone avvelenato. La cagnolina è morta intorno alle 10, e a nulla sono valse le immediate cure del veterinario Angelo Visini. I sintomi erano di avvelenamento da esteri fosforici - usati per la preparazione di miscele insetticide per l’agricoltura -, con forti crisi epilettiche. «Purtroppo al mio arrivo la cagnolina era ormai in coma, con convulsioni e in iperestesia - spiega il veterinario -. Nonostante la somministrazione di Valium e atropina, non siamo riusciti a salvarla». Se la morte di un animale domestico è sempre fonte di tristezza, per un anziano lo è ancora di più. Da oggi Alda non potrà più sentire abbaiare la sua Laica, vederla correre o dormire accucciata ai suoi piedi. Perché Laica, per Alda, non era «solo» un cane. E oggi non c’è più. Indignata Silvia Belotti, che oltre a gestire un negozio di toelettatura per animali a Iseo è da anni in prima linea nella battaglia contro il fenomeno delle esche killer. Un dramma che ha vissuto in prima persona due anni fa, quando le è stato avvelenato il suo Fhero. «È chiaro che la gente se la prende per l’inciviltà dei padroni che non raccolgono gli escrementi, e scatta quindi una sorta di vendetta. Ma alla maleducazione non si può rispondere con un atto vigliacco. Nei giardini pubblici giocano i bambini, e le esche avvelenate sono un pericolo anche per loro. Bisogna che qualcuno intervenga con incisività, anche attraverso un servizio di vigilanza per mettere fine a questo odioso fenomeno». •

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