Coccaglio raddoppia i musei: dopo il Giappone, l’agricoltura

Uno scorcio dell’antica cascina le cui origini risalgono al 1500Le stalle con le suggestive volte della Cascina Valenca Alta
Uno scorcio dell’antica cascina le cui origini risalgono al 1500Le stalle con le suggestive volte della Cascina Valenca Alta
Uno scorcio dell’antica cascina le cui origini risalgono al 1500Le stalle con le suggestive volte della Cascina Valenca Alta
Uno scorcio dell’antica cascina le cui origini risalgono al 1500Le stalle con le suggestive volte della Cascina Valenca Alta

Paolo Tedeschi Dopo l’inaugurazione del «Museo di arte orientale» con la seconda più importante collezione privata di arte giapponese d’Italia, la «Fondazione Pompeo e Cesare Mazzocchi» rilancia. L’obiettivo? Dare piena attuazione alle volontà contenute nel testamento del benefattore Cesare Mazzocchi, figlio del semaio e bachicoltore coccagliese Pompeo che, oltre a un ingente patrimonio immobiliare utilizzato a fini sociali, non esitò a donare alle comunità di Coccaglio e Torbole Casaglia anche un prezioso patrimonio di opere d’arte orientale e di antichi attrezzi agricoli da conservare e valorizzare. Di qui la recente convenzione con cui la Fondazione Mazzocchi ha ottenuto in comodato d’uso gratuito ventennale dalla Fondazione «Casa di Dio» di Brescia la storica Cascina Valenca Alta. Un immobile storico e di pregio che comprende, tra l’altro, anche una stalla seicentesca e una suggestiva chiesetta di origine ottocentesca e che sorge in posizione strategica proprio lungo il corso della Roggia Castrina, costruita a partire dal 1540. UN TASSELLO importante della storia dell’architettura rurale che abbisogna di interventi di recupero e consolidamento. «Grazie alla lungimiranza della presidente del CdA della Fondazione Casa di Dio Irene Marchina - spiega il presidente della Fondazione Mazzocchi Alberto Facchetti - potremo recuperare la cascina in maniera certosina e farne la sede di un inedito museo dedicato alla coltivazione del baco da seta e alla civiltà contadina». Si tratterà di un vero e proprio collegato museale al «Museo di arte orientale» che consentirà ai visitatori e alle scolaresche di tuffarsi nella storia del baco da seta e degli attrezzi e macchinari agricoli antichi, sia europei che orientali, donati in prima battuta dalla famiglia Mazzocchi e poi via via anche da altri benefattori che, tra l’altro, anche attualmente stanno continuando a donare» Il collegato museale avrà sede nella porzione nord-est della cascina, cioè nella storica stalla e nel fienile al primo piano, mentre nelle altre porzioni di cascina, attualmente gestite dai volontari, la Mazzocchi intende sviluppare una serie di attività assistite con gli animali, attività ricreative e di socialità per la comunità e gli utenti della Fondazione, mostre e altre attività organizzate anche da associazioni di volontariato. «ABBIAMO già avviato una grande azione di foundraising per raccogliere tutti i fondi necessari a recuperare completamente questa pregevole cascina tutelata dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici - aggiunge Facchetti - il primo passo sarà recuperare la stalla e il fienile per i quali abbiamo già prodotto un progetto di completa messa in sicurezza antisismica che è stato presentato al recente bando sui beni culturali a rischio emanato da Fondazione Cariplo. Oltre ad una complessa parte diagnostico-progettuale comprende anche una serie di opere edili, il tutto per un valore complessivo di 246mila euro, su cui confidiamo di ottenere un contributo a fondo perduto». Va evidenziato che la cascina è disabitata dal 1990 e oggi parzialmente utilizzata come deposito. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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