«Così Shalom
mi ha strappata
alla morte»

di Giancarlo Chiari
La testimonianza di Milena Faeto durante la messa di Santo StefanoLa  messa celebrata a Palazzolo da monsignor Angelo Vincenzo Zani
La testimonianza di Milena Faeto durante la messa di Santo StefanoLa messa celebrata a Palazzolo da monsignor Angelo Vincenzo Zani
La testimonianza di Milena Faeto durante la messa di Santo StefanoLa  messa celebrata a Palazzolo da monsignor Angelo Vincenzo Zani
La testimonianza di Milena Faeto durante la messa di Santo StefanoLa messa celebrata a Palazzolo da monsignor Angelo Vincenzo Zani

«Ho tentato per otto volte il suicidio. Poi suor Rosalina Ravasio mi ha preso per mano accompagnandomi fuori da una strettoia che sembrava senza fine. E oggi sono la mamma felice di una bambina straordinaria». È questo il passaggio più toccante della testimonianza di Milena Faeto, ex ospite della comunità Shalom di Palazzolo che in occasione della festa di Santo Stefano ha accettato di raccontare la sua seconda vita, iniziata proprio nella struttura di recupero invasa in occasione delle festività natalizie da genitori, parenti e amici delle oltre trecento persone, tra i 14 e i più di 40 anni, impegnate nella battaglia per liberarsi dalla schiavitù di ogni tipo di dipendenza. MILENA CON IN BRACCIO la piccola Giuditta, ha raccontato la sua storia per ringraziare «le persone che si sono prese cura di me». Una testimonianza a margine della messa celebrata da monsignor Angelo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’educazione cattolica. «Ho lasciato la comunità il 20 Dicembre 2008 - ha esordito Milena -. Quel giorno ricevetti la benedizione da suor Rosalina: un punto di forza e di partenza per la mia nuova vita con l’aiuto del Signore». Milena Faeto, ragioniera amante dello sport, con un impiego sicuro, ha raccontato che «perso Dio» si è ritrovata nel baratro dell’anoressia prima e in quello della bulimia poi. «Odiavo me stessa, i miei genitori e mio marito che mi lasciò. Il 15 ottobre del 2000, mentre mia mamma e mio papà erano a Shalom per concordare il mio ingresso in comunità, vennero chiamati perché avevo tentato l’ottavo suicidio. Vedendo mio padre piangere, Rosalina mi affidò a una volontaria che rimanesse con me giorno e notte, e il 10 novembre del 2000 entrai, prima ragazza, nella Shalom». Non fu facile. «Ero abituata ad avere tutto e subito, senza regole, mi ritenevo una vittima e incolpavo gli altri della mia malattia - ha confessato Milena -. Quando arrivarono altre ragazze faticavo a rapportarmi. Rosalina ha fatto molta fatica ma non mi ha mai abbandonata, ha sempre creduto che sarei diventata una persona libera. Dopo qualche anno con la preghiera ho iniziato a capire chi fossi e a liberare il mio cuore alla verità di cui ci parlava. Rosalina mi ha insegnato a pregare e con l’esempio e la coerenza, non pretendeva mai che tu facessi una cosa se lei per prima non lo faceva, Ora mi apprezzo perché ho capito che tutto è dono di Dio anche la sofferenza: la vita è un grande dono, il Signore perdona sempre». ALLA SHALOM «ho imparato l’impegno e l’amore - ha incalzato Milena -: la comunità non è un luogo di costrizione, ma un posto dove dare la svolta alla propria vita. Il Signore mi ha donato Rinaldo mio marito e Giuditta nostra figlia, un miracolo secondo i medici che disperavano ne potessi avere dopo la perdita del primo figlio». Milena Faeto ha concluso con una promessa: «devo fare tanta strada e la vita è dura, ci sono tanti pericoli, ma con l’aiuto di Dio desidero essere un esempio di mamma per la mia bimba, come lo è stata e lo è per me suor Rosalina». •

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