Delitto Bani, pena confermata in appello

di Mario Pari
Le prime fasi delle indagini dopo l’omicidio di Daniela Bani
Le prime fasi delle indagini dopo l’omicidio di Daniela Bani
Le prime fasi delle indagini dopo l’omicidio di Daniela Bani
Le prime fasi delle indagini dopo l’omicidio di Daniela Bani

Tutto confermato: pena, latitanza, dolore. Soprattutto quello di un bambino che finisce prima in un tema e poi in un’aula giudiziaria. Il processo d’appello al tunisino Chaabi Mootaz, condannato in primo grado a 30 anni per l’omicidio della moglie Daniela Bani, si è concluso ieri con la conferma della pena inflitta in primo grado. Il delitto avvenne a Palazzolo il 22 settembre del 2014 quando Daniela Bani, nella propria casa fu uccisa con 39 coltellate. Da quel giorno l’imputato è in Tunisia. LA CONFERMA della pena è stata chiesta ieri dalla pubblica accusa e dai legali di parte civile. La difesa aveva invece chiesto l’assoluzione «per non aver commesso il fatto». La corte d’assise d’appello ha accolto le richieste di conferma della condanna a 30 anni. E non ha concesso attenuanti. «Sarebbe stato grave ridurre anche di un solo anno - ha detto commentando la sentenza l’avvocato Pietro Pasini, legale di parte civile con la collega Stefania Battistelli -. Saremmo tornati indietro in un momento in cui si parla di femminicidio. La questione è che a noi non importa se prende 28 anni, ma che non venga riconosciuta alcuna attenuante. Teniamo sempre presente che quel delitto è avvenuto con un bambino in casa». Quella che è stata confermata secondo il legale è una pena che appartiene a una «giustizia formale» alla luce della latitanza dell’imputato nella nazione d’origine: «Bisogna arrivare anche alla giustizia sostanziale, ma da questo punto di vista c’è una speranza sola: i media», auspica prima di ribadire quanto dichiarato anche dopo la sentenza di primo grado: «Bisogna sollevare un caso internazionale». Poi parlando della propria assistita, la madre della vittima, Pasini ha spiegato: «Come può parlare di “soddisfazione“ quando nessuno sconterà la pena? Di fatto c’è una situazione d’impunità». Dalla Tunisia, poi, recentemente ci sarebbero state anche delle telefonate anonime che vanno ad aggiungersi a quanto apparso in passato su un social. Il legale di Chaabi Mootaz, avvocato Roberto Andrini, in sostituzione della collega Maddalena Bellomi, aveva chiesto la nullità del decreto di latitanza e l’attenuante della provocazione perchè l’iputato sostiene che lei gli abbia puntato per prima il coltello. La madre della vittima ha lasciato l’aula durante l’arringa. Ed stata forte la commozione quando l’avvocato Pasini ha letto alcuni brani di un tema scritto dal figlio maggiore di Daniela Bani. Una ventina di righe, intrise di dolore che «a scriverlo sembra ancora di riviverlo per la seconda volta». È il tema del bambino che ha perso per sempre la mamma, con la «camicia a quadretti rossi e bianchi» e la «coda di cavallo». È l’ultima fotografia scattata dalla mente e dal cuore di un figlio alla mamma, entrata in una stanza davanti a lui e mai più uscita. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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