In ritardo le uova
delle tinche il futuro
del piatto doc a rischio

di Giuseppe Zani
Gli organizzatori Luigino Manessi, Davide Gatti e Mattia Marini. A destra le bottiglie per le uova vuote
Gli organizzatori Luigino Manessi, Davide Gatti e Mattia Marini. A destra le bottiglie per le uova vuote
Gli organizzatori Luigino Manessi, Davide Gatti e Mattia Marini. A destra le bottiglie per le uova vuote
Gli organizzatori Luigino Manessi, Davide Gatti e Mattia Marini. A destra le bottiglie per le uova vuote

È in ritardo la fregola delle tinche. E così restano desolatamente vuote le bottiglie preparate nell’incubatoio di Clusane d’Iseo per farne schiudere le uova. È lì, nei locali di via Passaggio degli orti, che ieri l’Otc, l’associazione degli operatori turistici clusanesi, ha presentato la 37esima «Settimana della tinca al forno», in programma dal 16 al 22 luglio.

«QUESTO LUOGO rappresenta il futuro del lago - dice il presidente Davide Gatti -. Dal 2017 la ricetta della tinca al forno con polenta ha la Denominazione comunale. Un marchio di qualità che vorremmo estendere alla materia prima». Già, ma come mai le femmine di tinche non sono ancora pronte a rilasciare le uova? «Non me lo spiego - risponde Tita Bosio, responsabile a suo tempo del Nucleo ittico-venatorio della Provincia, ora in pensione e volontario del sodalizio che gestisce l’incubatoio, l’Associazione pescatori Sebino-Franciacorta-. Negli ultimi anni anche il coregone e il cavedano stanno ritardando. Ma la tinca, che non può essere catturata dal 15 maggio al 30 giugno, salvo che per scopi riproduttivi, si sta facendo aspettare da troppi giorni». Ancora freddina l’acqua? «Non direi - continua Tita Bosio -. Nel canneto verso Paratico, dove il livello del lago è basso, la temperatura si è alzata. L’acqua, piuttosto, è torbida». Colpa allora delle fioriture algali? «È solo un’ipotesi, ma potrebbe essere - si sbilancia Bosio -. Di solito le fioriture algali durano 15-20 giorni, poi scompaiono. Stavolta, invece, stanno per superare i due mesi». Un fenomeno che ha contraccolpi negativi sulla pesca: le reti si sporcano, i pesci trovandosi un muro davanti, le scansano agevolmente. Tanto che da giorni i pescatori di mestiere hanno rinunciato a uscire in barca. «Uova e gameti, secondo una normativa Ue, non si possono importare da altri laghi - precisa in conclusione Tita Bosio -. Prima o poi, comunque, gli esemplari riproduttori di tinca saranno maturi. I pescatori del Basso lago mi hanno garantito che, non appena le femmine le rilasceranno, conferiranno le uova fecondate all’impianto di Clusane». Gli esemplari catturati nelle pescate di prova erano sui 2 kg di peso. Inutilizzabili per la ricetta che si fregia della De.co. Ciascuna delle tinche servite nei ristoranti di Clusane non supera infatti i 300 grammi. «Anche stavolta, per la settimana promozionale, ce ne arriveranno da Bolsena e da altri laghi, ma tutti gli anni facciamo sempre più fatica a procurarcene- racconta Mattia Marini, vicepresidente dell’Otc-. Ecco perché questo incubatoio è la nostra speranza». Secondo Luigino Manessi, membro anch’egli dell’Otc, esistono pochi esempi nei quali il legame tra cucina e territorio è così profondamente intrecciato come a Clusane. Da lunedì, dunque, si comincia. Menù a prezzo fisso: 23 euro a testa. Ogni sera, sul lungolago, mercatini, concerti, giochi per i bimbi. Nel vicino centro civico, l’associazione giovanile «L’Ago di Clusane» allestirà una mostra di pittura.

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