Vista dall’alto l’Abbazia Olivetana di Rodengo Saiano sembra la raffigurazione di un podere in cui solerti monaci benedettini Cluniacensi, a partire dal 1090, hanno ricamato chiesa e chiostri intrisi di arte, utili per pregare, mettendovi poi al fianco una grande casa, il loro convento, da abitare. VISTA DA VICINO l’Abbazia impressiona per i suoi religiosi silenzi, per le distese di colonnati mai sciupati dal tempo, per i luoghi di devozione disseminati a ogni angolo e intreccio di cortili e camminamenti, per i grandi saloni adibiti a contenere le adunanze capitolari, ospitare il refettorio dei frati e degli ospiti, fare da sacrestia alla monumentale, bella, preziosa chiesa. Tanta bellezza raccolta in così superbo scrigno è alle porte di Rodengo Saiano, paese franciacortino, che da una parte s’affaccia alle colline e dall’altra alla grande pianura. Custodi di tutto questo sono i monaci Olivetani. Uno di loro, padre Benedetto Toglia, oltre che priore del Convento, per il fatto che la chiesa è parrocchia per una fetta consistente di residenti, è anche parroco. Quando prese possesso dell’Abbazia, alcuni anni fa, padre Benedetto guardò subito alla bella chiesa logorata dagli anni e alle crepe che ornavano soffitto e colonne. Allora disse ai suoi parrocchiani: «Insieme è possibile pensare a un doveroso restauro di ciò che i padri ci hanno lasciato in eredità». L’anno scorso, il progetto di restauro venne definito ottenendo subito il sostegno convinto della gente. A settembre, chiusa la chiesa e allestita nell’Aula Capitolare del convento una dignitosa succursale, incominciarono i lavori di restauro. DOMANI la chiesa restaurata ritornerà a essere la casa di tutti i residenti, ma anche quel luogo da visitare e da amare che gli anni hanno definito «autentico scrigno d’arte e di storia». Otto mesi di lavoro hanno permesso di rifare il tetto, che ormai era tutto un’infiltrazione; di ridare agli affreschi della volta l’antico splendore recuperando colori e forme originali e riscoprendo tutto l'oro di ornamento ormai scurito dal tempo e dall'incuria; di salvare il cornicione centrale crepato in due punti ed a alto rischio crollo; di ripulire la controfacciata, al centro della quale fa bella mostra di se un affresco raffigurante San Carlo Borromeo; di restituire ai capitelli marmorei delle colonne il loro originale e splendente colore naturale. Per salutare la felice conclusione dei restauri, ricordare il 50esimo anno del ritorno dei monaci all’Abbazia e rendere omaggio a Papa Paolo VI, nuovo santo bresciano, la Comunità monastica ha posto a lato del presbiterio una nuova sede lignea. •