L’aggressore col
machete:
«Sono innocente»

di Giancarlo Chiari
Il condominio dell’Aler teatro dell’aggressione di Ferragosto
Il condominio dell’Aler teatro dell’aggressione di Ferragosto
Il condominio dell’Aler teatro dell’aggressione di Ferragosto
Il condominio dell’Aler teatro dell’aggressione di Ferragosto

Avrebbe potuto scegliere il rito abbreviato ottenendo uno sconto di pena, invece ha optato per la strada del processo ordinario convinto di poter provare la sua innocenza durante dibattimento. È la svolta, per certi versi clamorosa, del procedimento giudiziario a carico del senegalese di 48 anni che la notte di Ferragosto, armato di machete e cacciavite ha seminato il panico nel condominio Aler in via Paganini a Palazzolo ferendo un ragazzino e un adulto intervenuto in sua difesa. Conclusa l’udienza di ieri, il 48enne è tornato agli arresti domiciliari nell’alloggio dello stabile teatro delle aggressioni.

Una misura cautelare che sta facendo discutere, perchè molti inquilini temono una nuova esplosione di violenza del senegalese già protagonista in passato di intemperanze. Per i residenti sarebbe stato opportuno allontanare dallo stabile il 48enne, almeno sino alla fine del processo. A una settimana dall’episodio, nessuno ha smaltito lo shock: mentre un gruppo di inquilini festeggiava Ferragosto con un pic nic improvvisato nel giardino del condomimo, il senegalese aveva iniziato a insultare e minacciare dal balcone di casa. Poi era sceso impugnando un machete ferendo alla guancia un 14enne. Quando Crescenzo Mattia, autotrasportatore di 53 anni era intervenuto, il senegalese lo aveva colpito all’arcata sopracciliare con un cacciavite. L’adulto e il ragazzino, un amico del figlio di Crescenzo Mattia, erano andati a trovare dei conoscenti che abitano nel condominio Aler. E loro sono i più sconvolti. «Abitiamo qui dagli anni ’80 - racconta Luigi, il capofamiglia -: Crescenzo era venuto a trovarmi dopo due anni che non ci si vedeva con il figlio e il suo amici di quattordici anni. Quel senegalese non va d’accordo con nessuno ma mai mi sarei immaginato arrivasse a tanto. Nel condominio ci sentiamo tutti uguali, italiani, africani e indiani e si sta bene, i bambini giocano insieme e ci si aiuta». Anche per questo, l’aggressione ha lasciato il segno nell’animo di tutti.

«SPERAVAMO che il tribunale trovasse qualche soluzione alternativa ai domiciliari - ammette l’amico di Crescenzo Mattia -. Con lui ai domiciliari gli anziani hanno paura e non escono e da alcuni giorni non si vedono in giardino neppure i bambini».

Sorpresa per l’epilogo dell’udienza in tribunale anche la vittima dell’aggressione. «Per fortuna sto meglio - osserva Crescenzo Mattia -, ho rischiato di perdere l’occhio per colpa di un balordo che aveva già ferito un ragazzino che mi era stato affidato. Speravo che il giudice decidesse rapidamente con le prove che aveva, considerato che non sono stato nemmeno convocato dopo avere sporto denuncia. Mi auguro che il processo sia breve ma che soprattutto si trovi una soluzione per garantire la sicurezza delle famiglie che abitano in quel condominio».

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