La cimice mangiafrutta
minaccia pere e pesche

Italo Valenti nel suo frutteto, preso di mira dalla cimice asiatica
Italo Valenti nel suo frutteto, preso di mira dalla cimice asiatica
Italo Valenti nel suo frutteto, preso di mira dalla cimice asiatica
Italo Valenti nel suo frutteto, preso di mira dalla cimice asiatica

Assalto della cimice asiatica ai frutteti del bresciano. I tecnici dell’Ersaf, come ha reso noto ieri la Coldiretti Brescia, stanno monitorando la situazione, soprattutto fra gli alberi di pere Igp, che sembrano i più colpiti.

«QUESTO INSETTO si sta diffondendo ovunque - spiega Italo Valenti 40 anni, che produce pere su circa 2 ettari a Rodengo Saiano -: le trappole per il monitoraggio ne hanno evidenziato la presenza anche su pesche e mele, dove la stima del danno è più bassa siamo intorno al 15%. È il primo anno che rilevo la presenza di questo insetto, ma è veramente dappertutto: sulle pere il problema è maggiore perché manca ancora un po’ di tempo alla maturazione completa e il rischio che il danno sia reale raddoppia».

«Nel Bresciano - precisa Ettore Prandini, presidente di Coldiretti Lombardia – ci sono oltre 20 ettari coltivati a pere su un totale lombardo di quasi 850 ettari; il record spetta a Mantova dove viene coltivato l’83% di terreno a pere. La progressiva diffusione di parassiti e specie straniere costringe a innalzare il livello di attenzione e prevenzione, con un impegno costante delle strutture fitosanitarie regionali e degli stessi agricoltori per segnalare ogni presenza anomala».

«Negli ultimi giorni abbiamo rilevato segnalazioni di danni da cimice asiatica anche nei frutteti di pesche in provincia di Brescia che rappresenta 69 dei 377 ettari di pesche della Lombardia».

La cimice asiatica, nome scientifico Halyomorpha halys, è un insetto originario di Cina, Giappone e Taiwan. È stato accidentalmente introdotto negli Usa nel 1998 e dal 2010 è una presenza stabile dei frutteti americani. In Italia il primo esemplare è stato rinvenuto in provincia di Modena nel 2012 e da allora si è rapidamente diffuso nelle altre regioni del Nord Italia. In Lombardia è stato segnalato già dal 2015.

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