La fotografia è nel Dna:
una storia lunga 90 anni

di Giuseppe Zani
Federico Sbardolini
Federico Sbardolini
Federico Sbardolini
Federico Sbardolini

«Su lastra di vetro o in digitale, ogni foto deve raccontare una storia». È il profondo convincimento che, tradotto in pratica, consente a Federico Sbardolini di riuscire a tener aperta l’attività di fotografo avviata sul lungolago di Iseo dal nonno Edoardo nel 1927 e poi continuata dal padre Gino. Il suo negozio ha compiuto dunque 90 anni ed è l’unico a Iseo cui la Regione ha conferito lunedì il riconoscimento di «negozio storico».

«Il digitale ha cambiato gli strumenti d’uso, sicché questo mestiere, per avere mercato, richiede ancora di più che in passato passione, abilità artigianale e un pizzico di estro». Davvero Federico coniuga tradizione e innovazione. Oltre a lavorare su commissione a livello locale e internazionale, sta infatti trasferendo su digitale le lastre di vetro ereditate da Edoardo. «Il lascito del nonno, causa le esondazioni del lago, è andato purtroppo più volte sott’acqua: si sono salvate circa 2000 lastre. Immagini che documentano la storia della ferrovia e delle filande sebine, il passaggio alle corse su gomma, le adunate e i comizi degli anni ’30, cerimonie pubbliche e feste familiari. Una documentazione che entrerà a far parte di quel censimento degli archivi fotografici che è stato promosso dal ministero dei Beni culturali».

Lo studio Sbardolini è anche un piccolo museo che raccoglie gli strumenti del mestiere ai suoi esordi: in bella vista c’è il banco ottico in legno di ciliegio che Edoardo si caricava sul portapacchi della sua moto Sertum per le uscite che faceva anche solo per il suo piacere, e poi ci sono varie macchine a soffietto, la sedia Savonarola che era molto richiesta per i ritratti in posa, spatole per spalmare sostanze chimiche e matite con le quali si ritoccavano le lastre per togliervi le imperfezioni. Un po’ quel che si fa oggi con Photoshop. A scavare un po’, si scopre che c’è una ritoccatrice all’origine delle tre generazioni di fotografi iseani. Si chiamava Maria Cappellari, proveniva da Carpi e comunicò al novello sposo Edoardo la passione per la fotografia. Insieme, da Brescia si trasferirono a Iseo, dove allestirono un negozio prima in via Mirolte e poi sul lungolago. Un altro studio lo aprirono a Sarnico, che raggiungevano in battello. Nel 1961 Edoardo passò il testimone al figlio Gino, che all’attività professionale aggiunse il commercio di materiali per ottica e fotografia. L’azienda famigliare è stata rilevata da Federico nel 2008.

«Fare una bella foto è come confezionare un bel vestito: la gente affida a te il compito di comunicare attraverso l’immagine un determinato messaggio. È importante, capite le esigenze della committenza, interpretarle in chiave artistica, magari immergendole nelle caratteristiche atmosfere che ci rimandano le immagini del passato».

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