Macogna, il «prezzo» della protesta

Una delle tante manifestazioni anti-Macogna: i privati hanno chiesto i «danni» a due militanti
Una delle tante manifestazioni anti-Macogna: i privati hanno chiesto i «danni» a due militanti
Una delle tante manifestazioni anti-Macogna: i privati hanno chiesto i «danni» a due militanti
Una delle tante manifestazioni anti-Macogna: i privati hanno chiesto i «danni» a due militanti

Cinzia Reboni Sono passati quasi tre anni da quando, nell’aprile del 2015, iniziò pubblicamente la mobilitazione contro la discarica Macogna con il grande corteo di Berlingo al quale parteciparono più di cinquemila persone. UNA BATTAGLIA costellata di picchetti, ricorsi, analisi e controanalisi, fino al decreto di citazione a giudizio per due persone coinvolte a vario titolo nella gestione della partita di scorie sospette (materie e scarti di acciaieria) approdate nel bacino di Cazzago nell’estate del 2015, e alla sentenza del Consiglio di Stato, che nel giugno scorso ha concesso il triplicamento dell’eluato (la quota di rifiuto «fluido»), aprendo al conferimento di nuove tipologie di rifiuti. La «tregua silenziosa» degli ultimi mesi - in attesa che vada in scena l’ultimo atto, vale a dire la sentenza del Consiglio di Stato, che deve ancora esprimersi sul ricorso intrapreso in solitaria dal Comune di Cazzago che ha impugnato l’autorizzazione della discarica - è stata rotta dalla Eredi Compagnia nazionale di Montichiari, che ha affittato dalla Drr di San Paolo il ramo d’azienda relativo proprio all’impianto di conferimento da 1,3 milioni di metri cubi di rifiuti. La Eredi ha infatti «invitato» a presentarsi stamattina in Camera di conciliazione dell’Ordine degli Avvocati presso il Tribunale di Brescia due componenti del comitato No Discarica Macogna per una procedura di mediazione civile. Oggetto della controversia, un risarcimento danni per diffamazione - con valore indicativo di 50 mila euro - per un post pubblicato sulla pagina Facebook del comitato che «avrebbe arrecato danno all’azienda». «NON RIUSCIAMO a capire a quale post si riferiscano - spiega Matteo Abeni, portavoce del comitato -: non abbiamo mai diffamato nessuno, né la ditta proprietaria, né tanto meno chi attualmente gestisce la discarica. Tanto più che, attraverso il nostro legale, abbiamo appurato che in Tribunale non è stato depositato nulla in merito. Il nostro obiettivo - continua ad argomentare Matteo Abeni - è sempre stato quello di far sì che le istituzioni cambiassero il loro modo di concepire e soprattutto di autorizzare le discariche». La battaglia del comitato «è sempre andata in questa direzione - sottolinea Abeni -: le nostre carte ce le siamo giocate fino in fondo e a viso aperto, attraverso analisi che abbiamo pagato di tasca nostra, picchetti e manifestazioni. Nessun post diffamatorio. Ma in nessun modo riusciranno ad intimorirci o zittirci. Abbiamo sempre contrastato questa discarica con tutte le nostre forze e dedicando tutto il nostro tempo, senza mai però sfociare nello scontro o nell’illegalità». IL COMITATO No-Macogna non è del resto un comitato ambientalista qualsiasi, ma il simbolo di un territorio in mobilitazione permanente. Il Comitato è sostenuto da oltre 18 mila followers e da molti amministratori del comprensorio. •

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