Morte in cantiere: il processo finisce con due assoluzioni

Precipitò dal tetto e perse la vita il primo giorno di lavoro, ma il procedimento giudiziario sulla sua morte si è concluso ieri a Piacenza con due assoluzioni: nessuno è colpevole, secondo i giudici. Sono state assolte entrambi i due imputati di omicidio colposo, finiti sotto processo per la morte di un operaio bresciano precipitato da un tetto, a Cortemaggiore nel luglio del 2015: la vittima si chiamava Cesare Bonardi, abitava a Chiari ma era originario di Capriolo. IL GIUDICE Gianandrea Bussi ha assolto con formula piena i due imputati, anch’essi bresciani, Roberto Pettinati Ubezio, coordinatore per l’esecuzione dei lavori sul cantiere e Angelo Beretta, legale rappresentante dell’impresa appaltatrice. Il pubblico ministero Monica Bubba aveva chiesto la condanna a un anno e quattro mesi. Ma i due imputati sono stati assolti «perché il fatto non costituisce reato». Nel 2017, invece, aveva patteggiato davanti al gip un anno e due mesi Lorenzo Mancini, il datore di lavoro dell’operaio. Una vicenda maledettamente tragica, assolutamente dolorosa: Cesare Bonardi, che aveva solo 38 anni, era al suo primo giorno di lavoro dopo un periodo di disoccupazione. Grandi speranze, ma quel giorno stesso trovò la morte precipitando dalla copertura del capannone. Secondo la ricostruzione, a cedere sotto il peso dell’operaio, che è risultato non essere agganciato, sarebbe stato un pannello appoggiato sul lucernario. Gli avvocati dei due imputati hanno sostenuto che le misure di sicurezza erano state applicate e che tutte le cautele per la prevenzione degli infortuni erano state adottate. Il giudice gli ha dato ragione: «il fatto non costituisce reato». •

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