Ponte di Christo
e amianto,
scatta l’esposto

di Giuseppe Zani
In località  Montecolino a   Iseo stanno prendendo forma le piattaforme galleggianti del ponte di Christo
In località Montecolino a Iseo stanno prendendo forma le piattaforme galleggianti del ponte di Christo
In località  Montecolino a   Iseo stanno prendendo forma le piattaforme galleggianti del ponte di Christo
In località Montecolino a Iseo stanno prendendo forma le piattaforme galleggianti del ponte di Christo

Neppure Christo trova sempre un tappeto rosso davanti a sé, ad accoglierlo. Potrebbe anzi finire gambe all’aria per lo sgambetto che gli ha tirato un professionista che risiede a Pilzone d’Iseo. Si chiama Giancarlo Pezzotti, è un odontoiatra e abita in una casa che si affaccia sull’area industriale dismessa della Montecolino.

IN QUELLA ZONA, com’è arcinoto, la società «The floating piers srl» sta immagazzinando e via via assemblando direttamente in acqua i cubi di polietilene ad alta densità - saranno 200 mila alla fine - che tra il 18 giugno e il 3 luglio prossimi prenderanno la forma della passerella ideata da Christo.

Ebbene, Giancarlo Pezzotti ha incaricato l’avvocato Pietro Garbarino di Brescia di presentare un esposto alla procura di Brescia in cui si sostiene che alla Montecolino, «non risultando che l’edificio industriale sia mai stato bonificato», la presenza di sostanze contaminanti- in particolare fibre di amianto, notoriamente cancerogene, contenute nei tetti dei capannoni crollati - potrebbe costituire un pericolo sia per gli operai addetti al montaggio del ponte sia per l’ecosistema lacustre.

L’ESPOSTO è stato inoltrato anche a Prefettura, Asl, Arpa, Comune di Iseo, Provincia, Regione Lombardia, Ufficio provinciale del Lavoro, Insp e Inail.

È lo stesso Piano di governo del territorio di Iseo, rimarca l’avvocato Pietro Garbarino nella memoria facendo riferimento allo strumento urbanistico, a indicare per l’ex Montecolino, ormai ridotta a un cumulo di macerie, «la necessità di una verifica nel suolo e nel sottosuolo, nonché nelle acque sotterranee, sull’eventuale presenza di sostanze contaminanti tali da determinare un pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente». Eppure, incalza Garbarino nell’esposto, quel sito è parzialmente diventato la base operativa della «The floating piers», dove lavorano decine di carpentieri e di sommozzatori. Una base autorizzata dagli uffici comunali di Iseo, a suo dire senza aver considerato in modo adeguato la notevole serie di pericoli che potrebbero essere nascosti nel sito industriale dismesso.

«Sussiste un grosso pericolo per la salute e l’incolumità di quanti attualmente stanno operando all’interno dell’edificio - scrive Garbarino nell’esposto -, così come esiste un altrettanto gravissimo pericolo che i materiali lavorati in un ambiente che necessita di bonifica, e che con tutta probabilità è contaminato da sostanze nocive, faccia sì che dette sostanze vengano trasportate e comunque trasferite all’aperto, allargando il grado di contaminazione che interessa il sito, addirittura trasferendo gli agenti contaminanti anche là dove essi non sussistono».

RICEVUTA copia dell’esposto, il responsabile dell’Area tecnica municipale si è subito mosso chiedendo alla «The floating piers» copia del Piano della sicurezza sul cantiere di lavoro e alla Fondazione Bettoni, proprietaria della Montecolino, la relazione attestante l’avvenuta asportazione e bonifica delle coperture in fibrocemento.

«Non conosco il dottor Pezzotti, ma fosse venuto da me gli avrei mostrato che alla Montecolino tutto è a posto - rimarca Pietro Bettoni, presidente della Fondazione Bettoni -. Circa 10 anni fa abbiamo bonificato i 6 capannoni grandi che si trovano sul fronte della litoranea, la vecchia 510. Allora non rimuovemmo le coperture in fibrocemento di due piccoli capannoni che sorgono vicino allo scivolo di alaggio degli aerei Caproni perché i tecnici non lo ritennero necessario, essendo quelle coperture ancora in buono stato. Lo abbiamo fatto adesso - continua Pietro Bettoni -, seguendo le indicazioni da noi chieste all’Asl, e prima che The floating piers aprisse il suo cantiere e cominciasse a utilizzare quello scivolo di alaggio. Nell’intera operazione abbiamo investito ingenti risorse».

IL PIANO della sicurezza in questione e i documenti in mano alla Fondazione Bettoni saranno depositati a breve a palazzo Vantini.

Corre voce, intanto, che la «The floating piers» non sia disposta a porgere l’altra guancia e che abbia dato mandato ai suoi avvocati, legali che si muovono tra New York, Londra e Parigi, di contrattaccare per difendere come si conviene Christo e il ponte galleggiante che collegherà Montisola a Sulzano di cui sta già parlando mezzo mondo.

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