«Reti killer», assassini invisibili nel Sebino

di Alessandro Romele
Reti abbandonate sui fondali sebini: a rischio ecosistema e sicurezza
Reti abbandonate sui fondali sebini: a rischio ecosistema e sicurezza
Reti abbandonate sui fondali sebini: a rischio ecosistema e sicurezza
Reti abbandonate sui fondali sebini: a rischio ecosistema e sicurezza

Era l’inizio del 2015, giorni di tragedia sul Sebino: dalle acque del lago d’Iseo veniva recuperato il corpo senza vita del sommozzatore 39enne Lorenzo Canini, di Ponteranica, che durante un’escursione subacquea con un compagno, a Tavernola Bergamasca, era rimasto impigliato in una rete da pesca abusiva che non aveva lasciato scampo.

A distanza di quasi due anni, pare, poco è cambiato: dal lago si continuano a recuperare le «reti killer».

L’ULTIMA, in ordine di tempo, a Sale Marasino, nella zona del porto commerciale: con tutta probabilità sistemata per la pesca di frodo, la rete è stata avvistata dai volontari del Gruppo Sub Ysei durante una semplice immersione. L’operazione è scattata sabato scorso: protagonisti gli uomini della Guardia costiera ausiliaria, al comando di Diego Nolli, la Polizia provinciale, il Gruppo Sub Ncd di Gorle e lo Gruppo Sub Ysei.

Si trattava di una rete di dimensioni ridotte, larga comunque circa 20 metri, impigliata in una ceppaia fatta posizionare dall’Autorità di Bacino per il ripopolamento della fauna ittica.

LA SEGNALAZIONE, giorni prima, era stata fatta alla Guardia ausiliaria: «In definitiva l’appello da noi lanciato ai vari gruppi sub che gravitano sul Sebino, sta dando i suoi frutti - ha spiegato il comandante Nolli -: appena ricevuto l’input dai colleghi iseani ho chiesto e programmato l’intervento di recupero con il comando della Polizia provinciale in quanto è l’unico ente addetto alla catalogazione e allo smaltimento delle reti abusive».

Le reti killer sono un vero e proprio problema del lago d’Iseo, che essendo abusive non sono segnalate e per questo ancor più insidiose: da inizio anno sono già sette quelle recuperate. «Con questo e altri recuperi abbiamo salvaguardato la vita di altri sub e mantenuto l’equilibrio dell’ecosistema. Altri recuperi sono in programma sulla sponda bergamasca».

Importante sottolineare la collaborazione tra più forze e associazioni: come dimostra questo caso, la cooperazione è l’arma in più per la lotta a questi reati, comportamenti irresponsabili contro il lago, contro la sicurezza e e contro la vita.

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