Reti killer in
torbiera, caccia
ai bracconieri

di Alessandro Romele
Una delle reti abusive trovate dalle Guardie ecologiche volontarie
Una delle reti abusive trovate dalle Guardie ecologiche volontarie
Una delle reti abusive trovate dalle Guardie ecologiche volontarie
Una delle reti abusive trovate dalle Guardie ecologiche volontarie

Erano posizionate a pochi metri dalle «lamette», la zona «A» delle Torbiere del Sebino che da Iseo scende verso Clusane: le Guardie ecologiche volontarie, facenti capo alla Provincia di Brescia, hanno provveduto al recupero.

SONO RETI KILLER, ovvero trappole mortali per l'ittiofauna del lago d’Iseo: una lunga 300 metri, un’altra di circa 30, oltre a cinque bertovelli, gabbie da anguille con sezione di un metro quadrato fino a una profondità di una decina di metri.

L’operazione si è svolta in due fasi notturne, e ha visto prendervi parte sette Guardie: «Siamo riusciti a salvare e a recuperare una serie di pesci, tra cui anguille, carpe, scardole e un pesce gatto, estremamente raro in questa zona, ancora vivi – ha spiegato la Guardia ecologica referente per la Riserva naturalistica, Luigi Quaini . Purtroppo questo è solo l’ultimo di una serie di episodi. La Riserva delle Torbiere è un luogo di caccia preferenziale per i pescatori di frodo. In questo periodo poi, arrivano a riva le femmine delle specie per depositare le uova. Il pescatore di frodo prende tutto quello che capita nella sua rete: il rischio di scomparsa di alcune specie è molto alto».

D’altronde, il servizio di vigilanza ecologica, svolto con precisione dai volontari sebini, ha come finalità la salvaguardia dell'ambiente, la difesa del patrimonio naturale e paesistico, la collaborazione con le autorità competenti per le operazioni di pronto intervento e di soccorso.

«Non abbiamo ancora individuato chi ha posizionato queste trappole mortali - continua Quaini - ma sappia, chiunque sia, che presto risaliremo anche a lui, così come abbiamo riconosciuto altri bracconieri delle Torbiere».

«IL RUOLO dei volontari è essenziale - gli fa eco il comandante Carlo Caromani, della Polizia Provinciale, l’istituzione a cui le Gev fanno riferimento -: senza di loro, sul Sebino, saremmo completamente scoperti».

Una questione, quella delle reti killer, sempre più spinosa ed importante, sull’area del Lago d’Iseo.

Non sono interessate solamente le Torbiere, anzi: la Polizia Provinciale bresciana e bergamasca, con la stretta collaborazione dei sommozzatori della North central divers e della Guardia costiera ausiliaria, ha provveduto negli ultimi 24 mesi, a recuperarne una decina, da Predore a Sale Marasino, da nord a sud. Nel gennaio del 2015 il sub bergamasco Lorenzo Canini morì annegato, nel tentativo di liberarsi da una rete posizionata a largo di Tavernola.

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