Tentata violenza sessuale La vittima: «Sarò in aula per chiedere giustizia»

di G.C.C.
Le concitate fasi dell’arresto del responsabile della tentata violenza
Le concitate fasi dell’arresto del responsabile della tentata violenza
Le concitate fasi dell’arresto del responsabile della tentata violenza
Le concitate fasi dell’arresto del responsabile della tentata violenza

«Sarò in tribunale a Brescia con il mio compagno», annuncia la 55enne di Palazzolo, scampata nell’ottobre scorso alla violenza sessuale da parte un 28enne pakistano, Raja Timor, che mentre distribuiva volantini pubblicitari nel quartiere la vide e, colto da un raptus, tentò di abusare di lei. Da quella disavventura si salvò grazie all’81enne Francesco Stucchi, che sentendo le sue richieste di aiuto fermò un’auto e poi la raggiunse, strappandola letteralmente dalle mani dell’aggressore. Oggi si celebra il processo, e la vittima è decisa a partecipare: «Con il mio compagno abbiamo deciso di costituirci parte civile - spiega la coppia affinché sia fatta giustizia rispettando le regole del nostro codice, senza vendette e senza polemiche sulla provenienza di chi ha pensato di soddisfare i suoi istinti ai miei danni, proprio davanti a casa mia». DICE «senza polemiche sulla provenienza», ed è una sottolineatura importante: non si chiede un processo politico che finisca nelle pastoie dell’ennesima polemica sull’immigrazione, ma solo giustizia per un atto violento di cui è stata vittima una donna. Basta accertare le responsabilità e applicare il codice penale. Non serve un «polverone». La vittima spiega ancora: «Nella sua confessione aveva affermato “ho visto la donna, mi piaceva e volevo fare sesso con lei“. E se ci penso mi vengono i brividi. Quel ragazzo ha premeditato l’aggressione proprio davanti a casa mia, appoggiando il pacco dei volantini sulla colonna del cancello. Nonostante l’intervento di Stucchi che ancora ringrazio, non mi voleva lasciare, per soddisfare i suoi istinti. Mi domando come sia possibile pretendere di avere ciò che si desidera con la forza, come purtroppo accade troppo spesso alle donne, ma non solo a loro». MA NON È SOLO un fatto privato: la violenza sulle donne ha una dimensione sociale, e nessuno lo nega: «Nella nostra società - osserva la 55enne - sembra che buon senso e razionalità stiano perdendo la battaglia contro la violenza a partire dai social. Le istituzioni locali ci sono state vicine. Ci siamo costituiti sperando che la giustizia trionfi senza sconti e senza ambiguità, senza guardare al colore della pelle o alla provenienza: le regole devono sempre valere per tutti». Ma in questi mesi come è stata la sua vita, con quel ricordo? «Il ricordo non si cancella: è un’esperienza più sconvolgente del dolore provocato dalle lesioni a braccia, gambe e collo, che ho smaltito. Tuttavia non voglio rinunciare ai miei affetti, alla mia famiglia e neppure ai miei hobby. Uscendo per fare jogging sento un po’ di paura, ma ora giro sempre con lo spray al peperoncino». La coppia assistita dall’avvocato Piero Pasini e sarà presente alla prima udienza. G.C.C.

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