Uccelli, solo studio per il conte: assolto

di Mario Pari
Contestata l’uccellagioneConcluso in tribunale a Brescia il processo a Pietro Catturich Ducco
Contestata l’uccellagioneConcluso in tribunale a Brescia il processo a Pietro Catturich Ducco
Contestata l’uccellagioneConcluso in tribunale a Brescia il processo a Pietro Catturich Ducco
Contestata l’uccellagioneConcluso in tribunale a Brescia il processo a Pietro Catturich Ducco

Il «fatto non sussiste» e il conte, per questo, è stato assolto. «Non uccellava» ha stabilito il giudice e di quest’idea è stata anche la pubblica accusa. PIETRO CATTURICH DUCCO, conte a Camignone di Passirano, è quindi innocente e l’assoluzione è stata decisa, con formula piena, dal giudice. Catturava sì uccelli, ma è riuscito a dimostrare che avveniva a scopo scientifico e non erano destinati a spiedi o padelle. L’imputato, 93enne, ieri mattina, durante l’udienza finale, ha accettato di sottoporsi ad interrogatorio. Ha raccontato di quando l’uccellagione era legale. Poi però si è soffermato, rispondendo alle domande del proprio legale, avvocato Alberto Scapaticci, sull’attività recente svolta a Camignone. Il legale ha anche sottolineato che già in un’occasione la giustizia aveva indagato e archiviato il proprio assistito, sempre con l’accusa di uccellagione. Ma Pietro Catturich Ducco è finito nuovamente nella rete dei carabinieri forestali e stavolta si è arrivati a processo. Nella deposizione non si è parlato di autorizzazioni dell’Ispra, quelle necessarie allo svolgimento dell’attività scientifica. Si tratta quindi di qualcosa che anche il tribunale ha riconosciuto come spontaneo, ma non a fini di lucro o gastronomici. «A me - ha detto il conte Catturich - gli uccelli non piacciano nemmeno da mangiare». E si è quindi soffermato sulla strumentazione fotografica che utilizza anche di notte spiegando anche d’usare una rete fatta appositamente per studiare gli uccelli. L’avvocato Scapaticci ha ricordato, tra l’altro che «Il conte Catturich non ha di certo bisogno di mettersi a vendere uccelli, vivendo in condizioni estremamente agiate». L’altro difensore, l’avvocato Matteo Domenighini ha invece detto: «Venivano utilizzati strumenti tipici dell’attività scientifica che poi è stata riversata in lettere e articoli». Anche stavolta si è stabilito quindi che il conte era animato solo da propositi scientifici. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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