Violenza di gruppo
al parco di Chiari:
condanna per tre

Alla sentenza di primo grado si è arrivati a sette mesi dal presunto stupro di gruppo. Era il 10 ottobre scorso quando nel parco delle Rogge, a Chiari, una 22enne venne violentata da tre richiedenti asilo di nazionalità pakistana. Questa ricostruzione è stata fatta propria anche dal giudice Luca Tringali che, al termine del processo con rito abbreviato ha condannato i tre pakistani a cinque anni e quattro mesi di carcere ciascuno. Una pena inferiore a quella di sei anni chiesta dal pm Ambrogio Cassiani.

Sohail Tariq, Zeeshan Raja e Muhammad Suleman , inoltre, una volta scontata la pena verranno espulsi.

LE DIFESE hanno già prospettato l’appello. Secondo l’avvocato Matteo Raffaglio, per il proprio assistito, Tariq, ci si sarebbe trovati in assenza dell’elemento soggettivo per l’incapacità di comprendere l’italiano. Per due degli imputati, si tratterebbe di «mancanza di conoscenza dell’illiceità dell’azione» e questo perchè, non parlando italiano, sarebbero stato convinti di un rapporto sessuale concordato con la ragazza. Ma la vittima ha sempre ribadito d’essere stata avvicinata e d’aver risposto negativamente alla richiesta di «fare del sesso». A quel punto sarebbe stata presa e trascinata nel parco e abusata. Per le motivazioni bisogna ora attendere poco meno di due settimane. Non si è fatta attendere la reazione politica alla sentenza. Durissimo il commento della Lega Nord, attraverso il consigliere comunale Roberto Campodonico: «Bisogna imparare ad ammettere la gravità di certe situazioni e non rifugiarsi nella paura di perdere consenso - osserva -. Il sindaco aveva creato anche un alone di incertezza sul fatto. Ora vorremmo ascoltare un suo commento».

Per Alessandro Cugini del Carroccio, è «opportuno che dopo avere esultato per un leggero calo dei furti, il primo cittadino prenda coscienza della situazione: a Chiari si è consumato anche un omicidio. Non si tratta di dare la colpa a nessuno a meno che non ci si ostini a fare finta di nulla».

Il sindaco Massimo Vizzardi ha voluto evitare «l'ennesima strumentalizzazione dell'opposizione. Preferisco un no comment, certo però non si dicano falsità, come ad esempio che i profughi fossero nelle case del Comune, visto che quegli alloggi sono di privati cittadini».

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