Zone si commuove per Zatti
il genio del Bosco degli Gnomi

di Giuseppe Zani
Alcuni degli Gnomi scolpiti da Zatti nei boschi a monte di ZoneLuigi Zatti, detto «Il Rosso»
Alcuni degli Gnomi scolpiti da Zatti nei boschi a monte di ZoneLuigi Zatti, detto «Il Rosso»
Alcuni degli Gnomi scolpiti da Zatti nei boschi a monte di ZoneLuigi Zatti, detto «Il Rosso»
Alcuni degli Gnomi scolpiti da Zatti nei boschi a monte di ZoneLuigi Zatti, detto «Il Rosso»

Disposte sotto il piccolo portico antistante la cucina, le sculture lignee di fiori, animali e di un Cristo in croce accolgono la processione ininterrotta di compaesani e forestieri in visita al feretro di Luigi Zatti detto «Il Rosso», il creatore del «Bosco degli gnomi», a Zone.

UN MINUSCOLO GNOMO è posato sulla bara, accanto alla foto di Luigi, sorridente. Affetto e riconoscenza sono i sentimenti nelle parole scambiate. Balsamo che lenisce il dolore della moglie Delfina e della figlia Erminia.

«Mio padre diceva sempre che un sorriso, un bicchiere d’acqua o di vino e la porta aperta non si nega a nessuno», ricorda Erminia.

«Il Rosso era benvoluto da tutti quanti avevano avuto modo di conoscerlo - aggiunge il sindaco Marco Zatti, suo grande amico ed estimatore -. Gli siamo grati per il contributo che ha dato alla visibilità del nostro paese. Aveva il dono di saper sognare. E sono i sogni che ti spingono a far meglio».

Temperamento d’artista, Luigi Zatti aveva frequentato da adolescente un corso di disegno in Svizzera, ma è stato solo quando è andato in pensione che è tornato sui banchi di una scuola d’arte a Palazzolo e si è dedicato anima e corpo alla sua grande passione. Dipingeva, scolpiva legno e pietra, scriveva poesie, inventava fiabe attingendo ai ricordi di quel piccolo mondo antico che era Zone nella sua infanzia. Nella sua cascina alle falde del Gölem, in località Pura, piena di personaggi e animali scaturiti dalla sua fantasia, si divertiva a incantare le scolaresche in visita al vicino «Bosco degli gnomi» raccontando storie.

OGNI SCULTURA una storia. Nelle vesti di affabulatore amava le tinte forti ma era pure attento alle sfumature, sollecitava l’immaginazione a sbrigliarsi ma lo faceva a partire da dati di realtà. E le sue favole, come tutte le favole, avevano una morale.

«Chiunque passasse dalla sua cascina, a Pura, era invitato a fermarsi: metteva in tavola un pezzo di formaggio, un bicchiere di vino, una bibita, e si concedeva una pausa - racconta Renato Almici, uno dei suoi amici più stretti -. I bambini in gita scolastica venivano da tutta la Lombardia: per loro aveva una vera riserva di caramelle. Mai crucciato, era spontaneo, generoso. Era felice se riusciva a regalare qualche prodotto del suo orto. APura riuniva i suoi amici artisti: una grigliata e via, a scolpire e dipingere insieme». Una persona speciale ma semplice.

Stamani, alle 10, l’addio in forma di rito civile. Desiderio de «Il Rosso» era che le sue ceneri fossero disperse nel «Bosco degli gnomi». Burocrazia permettendo.

Suggerimenti