Spacciava droga agli adolescenti al centro giovanile

di Alessandro Romele
Il campetto di calcio dell’oratorio di Pisogne era diventato il luogo di incontro dello spacciatore e dei ragazzi che acquistavano hashish
Il campetto di calcio dell’oratorio di Pisogne era diventato il luogo di incontro dello spacciatore e dei ragazzi che acquistavano hashish
Il campetto di calcio dell’oratorio di Pisogne era diventato il luogo di incontro dello spacciatore e dei ragazzi che acquistavano hashish
Il campetto di calcio dell’oratorio di Pisogne era diventato il luogo di incontro dello spacciatore e dei ragazzi che acquistavano hashish

Frequentava l’oratorio per allargare il suo giro di spaccio. Con l’intuito di un esperto di marketing aveva scelto con cura dove smerciare la materia prima per lo sballo del fine settimana. In un luogo affollata di giovani, anzi giovanissimi, riusciva a mimetizzarsi trovando terreno fertile per vendere hashish e marijuana agli adolescenti. Ma il 21enne di Pisogne arrestato nei giorni scorsi dai carabinieri del Nucleo Radiomobile dei carabinieri della Compagnia di Breno è rimasto intrappolato nella rete di protezione intessuta da forze dell’ordine e parrocchia per tutelare i minori che frequentano l’oratorio. Lo studente è stato sorpreso nel primo pomeriggio di sabato scorso con 80 grammi di hashish che stava per consegnare a un gruppo di ragazzini nel campetto di calcio del centro giovanile. I carabinieri hanno identificato il gruppo di giovanissimi: il 21enne, unico maggiorenne presente, mostrava un nervosismo sospetto che ha spinto i militari a perquisirlo. Scoperto lo stupefacente, il ragazzo è stato arrestato con l’accusa di spaccio e l’aggravante di aver consumato il reato in un luogo frequentato da minori. IERI IL GIUDICE ha convalidato la misura cautelare, rimettendo il libertà il 21enne che fino al processo avrà l’obbligo quotidiano di firma in caserma. «Siamo consapevoli che come tutti i luoghi frequentati da ragazzi l’oratorio sia esposto al rischio di spaccio – osserva il curato don Riccardo Camplani –: per questo da anni collaboriamo con i carabinieri. Conosciamo uno ad uno, questi ragazzi a rischio. Cerchiamo sempre di parlare con loro, di consigliarli. Talvolta proviamo ad allontanarli, ma non è così semplice. È la terza volta questo ragazzo finisce nei guai. Ma non ha ancora capito i suoi sbagli, e continua a comportarsi in questo modo, prendendo questo luogo come base di scambio». Per il curato sullo sfondo c’è una carenza di «educazione. L’oratorio può coltivare i valori, ma questi valori deve seminarli la famiglia. Abbiamo parlato con le mamme ed i papà di questi ragazzi difficili- continua il curato – qualcuno ha preso le dovute misure, gli altri, invece, non li abbiamo più visti. La famiglia deve essere il primo luogo di formazione, soprattutto in una certa fase della crescita. Se manca l’appoggio, se non ci sono le regole, noi possiamo fare ben poco. Se il proprio figlio arriva a casa con lo sguardo perso nel vuoto, palesemente “fatto”, di certo non è stato in fonderia». C’è poi un problema strutturale: anche quando il Centro giovanile è chiuso, è facile scavalcare le recinzioni ed entrare. «Il rapporto con i carabinieri è costante, hanno libero accesso all’oratorio e possono utilizzare la terrazza al piano superiore per controllare dall’alto la situazione», conclude don Camplani che invita a una riflessione collettiva. «Per vigilare sui nostri ragazzi c’è bisogno di un processo di osmosi tra famiglie, educatori ed oratorio». •

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