Un capretta
sbranata da una
muta di cani

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La capretta Martina sbranata Le modalità della  caccia al cinghiale tornano  a fare discutere
La capretta Martina sbranata Le modalità della caccia al cinghiale tornano a fare discutere
La capretta Martina sbranata Le modalità della  caccia al cinghiale tornano  a fare discutere
La capretta Martina sbranata Le modalità della caccia al cinghiale tornano a fare discutere

Sbranata da una muta di cani fuori controllo che durante una battuta di caccia al cinghiale ha fatto irruzione nel cortile di un’abitazione di Vobarno. L’atroce fine di Martina, la capretta adottata da una famiglia come animale da affezione sta alimentando sui social un moto di indignazione che - dopo il giovane ucciso da un colpo di arma da fuoco esploso da un fucile caricato a pallettoni mentre portava a spasso il cane nei boschi del savonese -, riporta alla ribalta gli interrogativi sulla pericolosità della caccia al cinghiale. E se al posto di una capretta nel giardino di quella casa ci fosse stato un bambino? E l’interrogativo che aggiunge angoscia al dolore della proprietaria di Martina. «È rimasta agonizzante per quasi un ora dopo l’ attacco di 4 segugi addestrati alla caccia al cinghiale che hanno oltrepassato la rete di recinzione e hanno rincorso le nostre capre fino ad individuare la preda, costringerla in un angolo e poi massacrarla senza pietà - racconta Anna -. Non è la prima volta che succede, in questi anni, sempre per lo stesso motivo, ne abbiamo perse altre o sono rimaste menomate». Anna si domanda: «Ma tutta questa sofferenza in nome di chi e di che cosa Martina era una capretta di razza orobica, timida e schiva ma che non disdegnava le coccole. Intelligente come tutte le capre sanno essere, era capace di mostrare tutto il suo affetto». La caccia al cinghiale è appena iniziata «e già abbiamo dovuto curare due settimane fa una delle nostre capre che ha subito lo stesso attacco. Fortunatamente in quel caso la presenza di mio marito ha fatto si che non facesse la stessa fine, anche se un'altra per lo spavento ha abortito. Ma noi dobbiamo tutti i fine settimana piangere? L’indennizzo economico non ci porta indietro la nostra Martina e non ci cancella dalla mente le sofferenze che ha dovuto subire. Come può la legge proteggere in silenzo tutto ciò?». •

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