Alpiaz, caso aperto a cinque anni dal flop si è recuperato poco

di D.BEN.

Il 24 dicembre scorso cadevano i cinque anni dal dichiarato fallimento di Alpiaz. Era la vigilia di Natale del 2012 quando il Tribunale di Brescia decretava la fine della società che aveva gestito Montecampione, e dopo tutto questo tempo e una serie di aste del patrimonio immobiliare la luce in fondo al tunnel non si vede ancora. DOPO sei esperimenti di vendita è rimasto senza compratori più dell’80% del valore stimato degli immobili compresi nel primo stralcio di perizia. Qualche appartamento, alcuni box sotto la Splaza e alcuni appezzamenti di terreno sono stati alienati, ma per il resto aste deserte. Nonostante le progressive riduzioni di valore, in pochi e prevalentemente già residenti o con interessi nella stazione turistica hanno deciso di acquisire le proprietà di Alpiaz. A pesare di certo la crisi economica, ma anche la mancanza di prospettive legata agli altri fallimenti societari come quello della Montecampione hotels e di Montecampione impianti. Se per quest’ultima si può dire che, da un anno a questa parte, si sia aperta una nuova era con l’acquisto da parte di Ski area, la prima resta in alto mare. E senza alberghi per una stazione turistica è difficile prosperare. A fare da palla al piede per la chiusura del fallimento Alpiaz c’è pure lo stato in cui si sono trovate alcune proprietà, con opere di urbanizzazione e aree standard mai passate ai Comuni e pratiche catastali ancora da realizzare. Qualche esempio: la strada del Plan, i parcheggi sotto la Splaza, spazi verdi di rispetto, tutto oggetto di recenti e assidui contatti tra curatore ed enti locali che dovrebbero dimostrare la proprietà pubblica sulle aree oggetto dei finanziamenti regionali sui Piani d’area. Non si possono poi dimenticare alcune vendite immobiliari complicate dalla particolare tipologia di beni come multiproprietà e strutture a uso collettivo. Insomma: a distanza di cinque anni la chiusura del fallimento Alpiaz è lontana. •

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