Animali in difficoltà:
«Un vuoto indecente»

Un giovane assiolo recuperato
Un giovane assiolo recuperato
Un giovane assiolo recuperato
Un giovane assiolo recuperato

La nuova legge regionale che regola le gestione delle competenze in campo venatorio non dice chi si deve occupare degli animali selvatici in difficoltà? Il problema esiste, ma secondo le associazioni ambientaliste e animaliste bresciane, alle prese con una emergenza, è facilmente aggirabile; perchè l’obbligo di intervenire a tutela della fauna selvatica a rischio è sancito della legge nazionale 157 del ’92, mentre quella regionale del ’93, la 26, lega indirettamente le funzioni di soccorso alle attività di controllo del bracconaggio. Per esempio a fronte del frequente recupero di animali presi a fucilate.

UNA PREMESSA che il Coordinamento delle associazioni ambientaliste e animaliste di Brescia (Lac, Enpa, Sva di Legambiente, Oipa, Lipu e Montichiari contro Green hill) fa sollevando un problema serio: da settimane il servizio di presa in carico e trasferimento ai Cras (centri per il recupero degli animali selvatici) di Paspardo e di Valpredina (Bergamo), tradizionalmente gestito dalla polizia provinciale, ha subito un rallentamento più simile a uno stop per effetto di «un gioco perverso fatto di palleggi di competenze e presunti vuoti normativi. Sullo sfondo c’è la redistribuzione delle responsabilità politiche e finanziarie tra Regione ed ex Provincia; un riparto che ha creato una situazione inaccettabile».

«Le associazioni si trovano così impotenti, senza sostegno nel far fronte a emergenze che comunque non sono di loro competenza - aggiunge il Coordinamento -. Questa realtà si manifesta continuamente con telefonate senza risposta al numero di reperibilità della polizia provinciale e con le corse in macchina dei volontari che, rubando tempo al lavoro, viaggiano da ogni angolo del Bresciano verso Valpredina e Paspardo. In questi giorni i volontari recuperano una media di circa 25 esemplari di fauna selvatica al giorno; con molte specie particolarmente protette, dalle civette ai pipistrelli; senza contare le richieste necessariamente inevase».

Il Coordinamento afferma che il Nucleo ittico-venatorio della polizia provinciale, pagato dalla Regione, non garantisce reperibilità, e che «le stesse forze dell’ordine, tirate in causa dai cittadini, si rivolgono alle associazioni che a loro volta si trovano con un sovraccarico di richieste di difficile gestione».

Poi l’attacco: «Il mancato adempimento a queste funzioni può configurare una interruzione di pubblico servizio - affermano le sei sigle -, e comunque un danno nei confronti del benessere e della tutela degli animali». Nel tentativo di sbloccare la situazione, il Coordinamento si è rivolto al presidente della Regione, all’assessore regionale Giovanni Fava e al presidente della Provincia.

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