Appalti truccati, Gelmi racconta la sua verità

di Mario Pari
L’arrivo nella caserma di Edolo di  Stefano Gelmi: l’arresto dell’ex sindaco  di Malonno è scattato lunedì
L’arrivo nella caserma di Edolo di Stefano Gelmi: l’arresto dell’ex sindaco di Malonno è scattato lunedì
L’arrivo nella caserma di Edolo di  Stefano Gelmi: l’arresto dell’ex sindaco  di Malonno è scattato lunedì
L’arrivo nella caserma di Edolo di Stefano Gelmi: l’arresto dell’ex sindaco di Malonno è scattato lunedì

La richiesta di una misura meno pesante del carcere avanzata dall’avvocato Gianluigi Bezzi al termine dell’interrogatorio di garanzia, lascia trasparire l’atteggiamento di collaborazione assunto dal sindaco dimissionario di Malonno Stefano Gelmi, arrestato all’alba di lunedì con l’accusa di essere il regista di un giro di corruzione e appalti truccati nella Centrale unica di committenza dell’Unione dei Comuni delle Alpi Orobie. Gelmi ha risposto ad ogni domanda del giudice per le indagini preliminari Cesare Bonamartini. Lo stesso magistrato che ha accolto la richiesta della procura di custodia cautelare in carcere. L’ex sindaco ha raccontato la sua verità sugli appalti pilotati grazie alla complicità di due funzionari e una rete di imprenditori compiacenti. Nell’inchiesta, che vede indagate complessivamente 11 persone, ci sono tre gare per opere pubbliche del valore complessivo di un milione relative a nuovi marciapiedi, posa di illuminazione e lavori alla biblioteca. La posizione più pesante è proprio quella dell’ex sindaco di Malonno. Quello che le indagini evidenziano è un sistema di «cordate» nell’ambito delle tre procedure d’appalto prese in considerazione dagli inquirenti. MA SECONDO IL GIUDICE per le indagini preliminari Bonamartini «tra i diversi indagati si staglia la figura di Gelmi Stefano, il quale risulta regista delle diverse operazioni collusive con gli aggiudicatari dei lavori pubblici e manifesta nella gestione della “res pubblica” una disinvoltura che trasmoda nel totale disprezzo per le garanzie di imparzialità imposte dalla legge». Nell’ordinanza di custodia cautelare si legge ancora che «tutti gli imprenditori che hanno preso parte alle “apparenti” gare per l’aggiudicazione degli appalti hanno mostrato condivisione del metodo spartitorio delineato nella presente indagine». L’AGGIUDICAZIONE, scrive il magistrato, «è avvenuta al di fuori delle logiche concorrenziali e di buon andamento della pubblica amministrazione, con correlativo danno a carico della collettività». A fronte di quanto viene contestato, assume certamente una rilevanza notevole la decisione dell’ex primo cittadino di non avvalersi della facoltà di non rispondere o di limitarsi a rilasciare dichiarazioni spontanee. Il fatto che abbia deciso di rispondere al giudice potrebbe contribuire sensibilmente a rendere la sua posizione meno pesante. Va inoltre aggiunto che dalle intercettazioni emerge che lo stesso Gelmi afferma di «non aver preso alcunché». Ora si attende la decisione del giudice. Nel frattempo l’inchiesta potrebbe allargarsi: quello che è già stato ribattezzato il «metodo Gelmi», nell’assegnazione pilotata degli appalti, potrebbe essere stato adottato in altre realtà della Valcamonica. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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