Bienno, fuoripista mortale con la motoslitta

di Claudia Venturelli
Il versante sovrastante il lago di Lavena con  la scia lasciata dalla valanga:  nella neve c’è la motoslittaIl fronte nevoso che è precipitato travolgendo l’escursionista   sulla motoslitta e i suoi tre amici rimasti miracolosamente illesi La vittima, Andrea Morandini, aveva solo 36 anniSul posto per la ricostruzione del dramma anche i carabinieri. FOTOLIVE
Il versante sovrastante il lago di Lavena con la scia lasciata dalla valanga: nella neve c’è la motoslittaIl fronte nevoso che è precipitato travolgendo l’escursionista sulla motoslitta e i suoi tre amici rimasti miracolosamente illesi La vittima, Andrea Morandini, aveva solo 36 anniSul posto per la ricostruzione del dramma anche i carabinieri. FOTOLIVE
Il versante sovrastante il lago di Lavena con  la scia lasciata dalla valanga:  nella neve c’è la motoslittaIl fronte nevoso che è precipitato travolgendo l’escursionista   sulla motoslitta e i suoi tre amici rimasti miracolosamente illesi La vittima, Andrea Morandini, aveva solo 36 anniSul posto per la ricostruzione del dramma anche i carabinieri. FOTOLIVE
Il versante sovrastante il lago di Lavena con la scia lasciata dalla valanga: nella neve c’è la motoslittaIl fronte nevoso che è precipitato travolgendo l’escursionista sulla motoslitta e i suoi tre amici rimasti miracolosamente illesi La vittima, Andrea Morandini, aveva solo 36 anniSul posto per la ricostruzione del dramma anche i carabinieri. FOTOLIVE

Qualcuno l’ha definita la trama di una tragedia annunciata. E che purtroppo è diventata realtà. Perché a impedire la follia di un gruppo motorizzato non sono bastati i divieti (quello generale di transito imposto dalla Provincia e quello al passaggio delle motoslitte deciso da parte del Parco dell’Adamello e del Comune di Bienno) e non sono bastati gli appelli all’attenzione da parte di tutti gli esperti che la montagna la conoscono. Soprattutto in una giornata come quella di ieri, con temperature in rialzo e neve copiosa caduta nelle ultime ore oltre i 1.800 metri. Così, la follia ha causato un morto. IGNORANDO regole e buonsenso, attorno alle 16 di ieri quattro camuni si sono avventurati oltre la località Bazena, dove hanno lasciato le autovetture, a bordo delle loro potenti motoslitte e pochi minuti più tardi sono stati coinvolti da una valanga. Uno scivolamento con un fronte grandissimo, di 200 per 400 metri, staccatosi dalla cima che guarda il lago di Lavena, oltre il Crocedomini e lungo la strada per il Maniva, nel territorio comunale di Bienno. Per tre di loro il pericolo è corso via veloce, lasciando solo una grande paura per sé e per Andrea Morandini, un 36enne di Bienno, il quarto componente del gruppo che invece è stato travolto e recuperato più tardi dai soccorritori già in arresto cardiaco. Erano tutti attrezzati con Artva, pala e sonda, e avevano persino uno speciale zaino di ultima generazione dotato di un «airbag» che all’occorrenza dovrebbe far «galleggiare» nella neve chi si trova in pericolo. Ma qualcosa non ha funzionato e il 36enne, conosciutissimo in paese anche per l’attività dei genitori, titolari delle Forge Morandini, è rimasto sepolto da oltre due metri di neve. Gli amici hanno tentato l’impossibile per estrarlo nei minuti successivi al disastro, quelli fondamentali per la salvezza. Poi sono arrivati due elicotteri del 118, di Brescia e Sondrio, che hanno portato in quota gli uomini del Soccorso alpino della V delegazione bresciana (stazione di Breno) guidati dal capostazione Jgor Gheza: gli esperti hanno prima provveduto alla ricerca con i sistemi Artva e Recco e con l’appoggio di un cane, quindi alla bonifica. Il biennese è stato trasferito in condizioni disperate al «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo dove è morto poco dopo il ricovero; gli altri, illesi, sono tornati a valle. Pochi i dubbi nella ricostruzione: pare che le quattro motoslitte abbiano «tagliato» il versante provocando il distacco. Anche se carica di divieti questa zona è spesso meta di chi concepisce la montagna come una pista: proprio per questo all’inizio dell’inverno la Comunità montana aveva inviato alla Prefettura una lettera che ricordava con forza il rischio reale di incidenti. •

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