Bollicine made in Valcamonica La Concarena regala un «brut»

di Luciano Ranzanici
Il nuovo brut made in Valcamonica sfida le bollicine di Franciacorta La presentazione dei nuovi prodotti Rocche dei Vignali
Il nuovo brut made in Valcamonica sfida le bollicine di Franciacorta La presentazione dei nuovi prodotti Rocche dei Vignali
Il nuovo brut made in Valcamonica sfida le bollicine di Franciacorta La presentazione dei nuovi prodotti Rocche dei Vignali
Il nuovo brut made in Valcamonica sfida le bollicine di Franciacorta La presentazione dei nuovi prodotti Rocche dei Vignali

È un rilancio lento (neanche troppo) e continuo quello della viticoltura e della produzione vinicola camuna. Un rilancio senza clamori ma non per questo meno sostanziale di cui ieri si è vissuta una nuova puntata a Losine. Protagonista principale Gigi Bontempi, il quale non amando le celebrazioni oceaniche ha voluto presentare il primo brut e il terzo bianco della «Società cooperativa agricola Rocche dei Vignali», della quale è presidente, insieme a pochi intimi. Con lui alla «vernice» nella cantina della località Sant c’erano il sindaco losinese Mario Chiappini, il presidente del Consorzio Igt Valle Camonica Silvia Toretti, Elia Salvetti e Danilo Fedriga in rappresentanza dei 17 soci della cooperativa di vignaioli, Remo Agostinelli, sommelier dell’Ais e consulente della Rocche dei Vignali (conosciuta in particolare per il celebrato «Camunnorum») e Danny Mendeni, altro sommelier che ha curato la degustazione dei due nuovi prodotti. Il più atteso era lo spumante della cooperativa, che é stato battezzato «Dèss» riprendendo il nome del substrato calcareo bianco (profondo 10-15 centimetri) tipico del conoide della Concarena su cui sono coltivate le uve Chardonnay e Manzoni bianco utilizzate, biologiche al 100%. Bontempi lo ha presentato definendolo un «brut nature senza aggiunta di zuccheri, dall’accattivante color giallo con riflessi verdi brillanti. Non intendiamo naturalmente sovrapporci alla Franciacorta, ma intercettando la richiesta del mercato abbiamo maturato la consapevolezza della potenzialità del nostro territorio per questo vino, realizzando così quest’ennesimo progetto seguendo i nostri colleghi produttori sulla strada del brut». DOPO «Coppelle», il bianco di punta della cooperativa Rocche dei Vignali, e «Decimo», é ora la volta di «Cà de la luce», prodotto con uve Solaris 100% provenienti dai vitigni terrazzati in forte pendenza a 500 metri di quota sul territorio di Breno. Il nome è stato ispirato dalla centrale idroelettrica di fine ’800 realizzata da un gruppo di imprenditori locali che, prima in assoluto in Lombardia, produsse elettricità per l’illuminazione pubblica e privata del paese. Sempre Bontempi lo ha presentato parlando di «un vino al quale teniamo molto perché nasce nel totale rispetto dell’ambiente e perché é la conferma che da una coltivazione sostenibile possono nascere prodotti di grande qualità». Alla prima uscita in assoluto la scorsa settimana, al «The WineHunter award 2018» di Merano, Cà de la luce ha ottenuto questo giudizio dalla commissione d’assaggio: «È un vino di alta qualità che esprime piacevolezza, eleganza e una interazione armoniosa». •

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