«Cervi affamati? La natura faccia il suo corso»

di L.FEB.
Un cervo nella neve fresca
Un cervo nella neve fresca
Un cervo nella neve fresca
Un cervo nella neve fresca

Gli ungulati che a decine stanno morendo di fame in Alta Valle non vanno assolutamente aiutati alimentandoli con del foraggio, gettando loro del pane secco o altri cibi. Meglio lasciarli al loro destino, perché quelli che alla fine dell’inverno resteranno in vita, saranno gli esemplari più forti, in grado di migliorare geneticamente le razze di caprioli, camosci e cervi. A SPIEGARLO è la biologa del Parco dell’Adamello, Anna Bonettini. «Contrariamente a quanto pensano in molti, il foraggiamento artificiale, aggregando numerosi animali nei siti di presenza degli alimenti, aumenta in maniera significativa il rischio di trasmissione di malattie come tubercolosi, brucellosi e rogna sarcoptica, che possono anche sfociare in situazioni epidemiche», conferma la biologa. In alta Valcamonica, in particolare nelle vallate laterali come la Val Grande di Vezza, la Val di Canè, la Valle delle Messi e la Val di Viso, è stimata la presenza di circa 1600 cervi, ai quali si devono aggiungere i soggetti nati nel corso del 2017. In questi areali gli animali sono maggiormente concentrati sul versante destro idrografico, in cui si trovano le migliori condizioni di svernamento ed è presente il Parco Nazionale in cui la caccia è vietata. «Un simile assetto porta a densità medie tra le più alte note per le Alpi e comuni a molte altre aree del Parco, e a una situazione in cui il cervo, da oltre quindici anni, è in equilibrio con la capacità portante del territorio – chiarisce la dottoressa Bonettini - La popolazione non cresce e non cala mediamente e la sua numerosità è naturalmente controllata dalla densità stessa della popolazione attraverso elevati picchi di mortalità in inverni particolarmente nevosi. Annualmente si verificano quindi fluttuazioni, del tutto naturali - conclude la biologa del parco dell’Adamello - in aumento o in diminuzione, in funzione della disponibilità di cibo». La natura fa il suo corso. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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