Cinghiali in «esubero»
Il piano del Parco frena

La ricerca etologica ha dimostrato da tempo che anche nel caso del cinghiale i piani di abbattimento non servono a nulla; se non a moltiplicare il problema frammentando gruppi coesi e ottenendo come risposta un incremento della riproduzione. Anche in Valcamonica si spara, ma qui riescono a dividersi anche sulle fucilate.

Lo dimostra l’atteggiamento del sindaco di Breno, sempre molto sensibile alle pressioni venatorie (ricordiamo la sua battaglia, persa, combattuta a fianco dei cacciatori per riperimetrare riducendolo il Parco dell’Adamello), il quale ha chiesto e ottenuto che il progetto per il controllo del cinghiale proprio nel parco dell’Adamello non fosse discusso dall’assemblea dei delegati in Comunità montana. Questo perchè Sandro Farisoglio sostiene che lo stesso progetto non era stato condiviso e dibattuto con i cacciatori e con i comprensori di caccia. Il presidente comprensoriale Oliviero Valzelli gli ha dato retta, e ha disposto il rinvio dell’argomento.

È forse utile ricordare che i piani di abbattimento sono per legge affidati ai corpi di vigilanza ufficiali, e non ai cacciatori; intanto il programma della campagna, che potrebbe subire variazioni, ricorda le azioni di contenimento effettuate e afferma appunto «l’esclusione dell’esercizio dell’attività venatoria con i cacciatori coinvolti come operatori faunistici e impegnati in iniziative di controllo».

Operatori che vanno preparati: nel passato il Parco, ente competente, aveva già promosso un corso, al termine del quale erano stati individuati 15 volontari a disposizione dello stesso ente per le operazioni di contenimento. Subito dopo, però, si era verificato il furto di tutte le fototrappole installate sperimentalmente nella proprietà di un privato (poi rimpiazzate). Nonostante ciò la campagna formativa non si è fermata, ed è arrivata una giornata teorico/pratica dedicata alla cattura del cinghiale con l’utilizzo di gabbie affiancata da un corso per aspiranti conduttori di cani da recupero di animali feriti (29 iscritti, 21 giudicati idonei).

IL FUTURO? Il direttore dello Parco, Dario Furlanetto, affiancato dal funzionario Guido Calvi, sintetizza così le linee d’intervento: «Si dovranno proseguire gli acquisti previsti per la dotazione di attrezzature e servizi, avviare la seconda fase del piano di gestione attraverso l’utilizzo degli operatori faunistici volontari e posare chiusini e gabbie di cattura. Inoltre dovremo adeguare il regolamento del parco sul risarcimento dei danni ai privati causati dalla fauna».

Per finire i numeri. Nell’ultimo trienni i capi abbattuti dagli agenti della polizia provinciale nei comprensori C3 e C4 sono stati 33. L.RAN.

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