Consorzi forestali, doccia fredda sul futuro

di Domenico Benzoni
È una fase critica per i consorzi forestali camuni
È una fase critica per i consorzi forestali camuni
È una fase critica per i consorzi forestali camuni
È una fase critica per i consorzi forestali camuni

È una vera doccia fredda per l’occupazione quella «piovuta» sui consorzi forestali della Valcamonica dall’Autorità nazionale anti corruzione. L’Anac ha detto «no» a un progetto di semplificazione degli appalti che certamente avrebbe avuto un effetto positivo sul lavoro di questa realtà in crisi da anni, e adesso bisogna ripartire, anche se non proprio da zero. Il patrimonio boschivo camuno è consistente, e spesso i Comuni che ne sono proprietari non riescono a cavarsela da soli (e velocemente) nella sua gestione. Poter affidare i cantieri direttamente, senza ricorrere al libero mercato, assegnandoli appunto ai consorzi forestali territoriali, costituiti dal 1995 in poi su stimolo della Comunità montana, poteva appunto offrire una soluzione che a cascata avrebbe contribuito anche alla loro rinascita economica. Da qui l’idea di fare dei consorzi stessi in una società «in house» a cui i municipi soci avrebbero potuto rivolgersi per le operazioni di miglioramento del loro patrimonio. Per avere il via libera bisognava però superare l’esame dell’Anac, e recentemente l’Autorità ha rigettato la domanda della Comunità montana per «carenza di requisiti». L’ente cui compete il controllo sulla corruzione ha ricordato agli uffici di Breno che le previsioni statutarie e i patti parasociali approvati «non appaiono sufficienti ad attribuire agli enti che fanno parte del Consorzio un controllo sullo stesso che sia analogo a quello esercitato sui propri servizi». I tecnici aggiungono poi che «mancano le modalità su come si assicura il controllo», e che «è assente la previsione dei poteri di controllo e ingerenza superiori a quelli tipici del diritto societario». Nella lettera alla Comunità montana si aggiunge che «il patto parasociale risulta stipulato tra uno dei consorziati - la Comunità montana di Valcamonica - e il Consorzio stesso e non, invece, tra i singoli soggetti consorziati». L’ANAC vorrebbe poi che nello statuto emergessero le modalità concrete con le quali viene esercitato il controllo e ritiene pure la prevista partecipazione di capitali privati non conforme alla legge: insomma, niente fondi privati, dato che questi andrebbero a inficiare il totale controllo pubblico. Una bocciatura totale della trasformazione in società in house? Per ora no, visto che l’Anac ha concesso 30 giorni (dallo scorso 22 novembre) per eventuali controdeduzioni e 60 giorni per eliminare le cause ostative. •

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