Consorzi forestali in crisi Un appello alla Regione perché cambi strategia

di L.RAN.

C’è anche la (pessima) situazione occupazionale dei 300 dipendenti dei consorzi forestali bresciani (per quasi la metà camuni) tra i problemi sul tavolo del nuovo assessore regionale all’Agricoltura Fabio Rolfi: un altro caso che si somma a quelli che gli sono stati sottoposti durante l’incontro organizzato a Breno dalla Confederazione italiana agricoltori Est Lombardia. IL CASO consorzi sta particolarmente a cuore alla Fai Cisl, che rappresenta gli addetti nel settore agricolo e che ricorda come per i lavoratori consortili la prospettiva sia quella della mancanza di lavoro e quindi di stipendio almeno fino al prossimo mese. Colpa anche del rinvio a giugno, appunto, degli esiti del bando sulle misure forestali (era atteso per aprile), che costringe i dipendenti all’inattività e all’assenza di reddito. Oliviero Sora, segretario regionale della Fai, ha chiesto proprio a Rolfi un incontro perché «ciò che è stato fatto in questi anni dalla Regione con il Piano di sviluppo rurale ha avuto un solo effetto certo: ha messo in difficoltà i consorzi forestali e a rischio il lavoro di centinaia di persone; oltre alla manutenzione del territorio montano». Lo spostamento degli esiti del bando, che prevede la pubblicizzazione dei progetti approvati e l’assegnazione dei finanziamenti, è stato una tegola per tanti lavoratori che non percepiscono alcune retribuzione nei mesi invernali, e Sora ricorda che è il territorio camuno quello più colpito da questo rinvio, senza nascondere che qualche responsabilità è dei Comuni soci dei consorzi, «che non sono riusciti ad attivare quelle soluzioni che la Comunità montana aveva prospettato per favorire l’avvio dei cantieri in primavera». Ora il segretario del sindacato di categoria della Cisl chiede a Rolfi un segnale di discontinuità rispetto all’operato del suo predecessore, affiancato in questo dall’assessore all’Agricoltura della Comunità montana, Carlo Sacristani, il quale all’assessore regionale «una maggiore equità di trattamento per la Valcamonica nel riparto dei fondi».

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