Dall’escursionismo
ai funghi: «In montagna
ci vuole testa»

di Lino Febbrari
Uomini del Soccorso alpino durante una missioneL’eliambulanza offre un supporto fondamentale
Uomini del Soccorso alpino durante una missioneL’eliambulanza offre un supporto fondamentale
Uomini del Soccorso alpino durante una missioneL’eliambulanza offre un supporto fondamentale
Uomini del Soccorso alpino durante una missioneL’eliambulanza offre un supporto fondamentale

Quella che ha da poco doppiato la boa di metà percorso sarà un’altra estate di grande lavoro per i volontari del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico distribuiti nelle sette stazioni bresciane. In realtà lo è già stata: dall’inizio dell’anno a ieri sono stati complessivamente 130 gli interventi effettuati (363 gli uomini impiegati, in 103 occasioni è stato fondamentale l’utilizzo dell’elicottero, in un caso è intervenuto il velivolo della Rega svizzera), 125 le persone soccorse; dieci delle quali purtroppo decedute per cadute o per malori.

La parte del leone l’ha fatta la Valcamonica, dove operano cinque unità (Pontedilegno, Temù, Edolo, Mediavalle e Breno) che globalmente hanno compiuto finora 76 missioni. Nel solco montano dell’Oglio l’ultima operazione di peso è avvenuta domenica, per il recupero di un cercatore di funghi precipitato nel vuoto.

«Sono stati otto mesi intensi; come sempre - commenta il responsabile della quinta Delegazione bresciana del Cnsas, Pierangelo Mazzucchelli -. Per fortuna i dati ci dicono che siamo in leggera controtendenza rispetto al passato. Anche se in questi ultimi giorni, complici le prime fioriture di porcini, gli incidenti nei boschi (quello recentissimo di Piancamuno è stato appunto mortale) sono stati numerosi».

I CERCATORI di funghi, e in generale gli escursionisti di media montagna, si fanno male perchè affrontano quella che considerano a torto una semplice passeggiata soprattutto con calzature inadeguate; oppure perchè pur di riempire il cestino o di raggiungere una determinata località sopravvalutano le loro capacità fisiche e tecniche.

«In effetti - osserva Mazzucchelli - troppe persone vanno a funghi con le scarpe da ginnastica o calzando gli altrettanto pericolosi stivali di gomma. Il 47enne ucraino morto pochi giorni fa nella bassa valle, per esempio, è scivolato sul terreno umido proprio perchè ai piedi aveva un paio di scarpe che potevano andar bene per passeggiare in centro e non certo in un luogo impervio».

«Le raccomandazioni che ripetiamo ogni anno (spesso inascoltate) a quanti intendono aggirarsi nelle aree boscate o a quote più elevate sono di dotarsi dell’attrezzatura adeguata, in particolare di buone calzature con una suola a carrarmato. Fondamentale è poi la preparazione fisica - aggiunge il delegato -. Inoltre è importante programmare bene sempre e comunque l’uscita e assolutamente non ci si può improvvisare esperti. Quando si va a caccia di funghi non bisogna considerarla una scampagnata, ma bisogna mettersi in testa che il pericolo è sempre in agguato: il terreno è scosceso, spesso viscido piuttosto che instabile».

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