Documenti falsi,
undici aziende
agricole nei guai

di Alessandro Romele
Sono state le Fiamme Gialle a scoprire la frode ai danni dell’UE
Sono state le Fiamme Gialle a scoprire la frode ai danni dell’UE
Sono state le Fiamme Gialle a scoprire la frode ai danni dell’UE
Sono state le Fiamme Gialle a scoprire la frode ai danni dell’UE

Per onorare un accordo, un tempo bastava una stretta di mano. Al giorno d’oggi, ovviamente, ci vuole anche altro. Una firma su un contratto, ad esempio. Per essere in regola sotto ogni punto di vista. E per non finire nei guai come è capitato a diverse aziende agricole camune, undici in tutto, che utilizzavano terreni dalla bassa all’alta Valle pur non avendo, come garanzia, alcun tipo di contratto che le legava lavorativamente ad essi. Ad aggravare il tutto, il fatto che nei casi in oggetto i veri proprietari dei terreni erano deceduti da anni, e le aziende in questione avevano ricevuto ingenti contributi economici dall’Unione Europea. Poco più di mezzo milione, 514mila euro per la precisione, i soldi «sottratti» con frode a Bruxelles.

AL TERMINE di un’indagine avviata nel 2013, nell’ambito del progetto «bonifica» elaborato dal Nucleo speciale spesa pubblica e repressione frodi comunitarie della Guardia di Finanza di Roma, la Tenenza di Pisogne ha riscontrato anche sul territorio camuno irregolarità finalizzate a ledere gli intenti e le direttive comunitarie riguardanti la politica agricola comune (Pac) adottata dall’UE.

«Le aziende in questione hanno in sostanza istruito false pratiche - spiega il luogotenente Bruno Gerbini - fornendole ai propri commercialisti al fine di richiedere contributi economici alla Regione. Per fare questo tipo di richieste però, servono alcuni requisiti, tra cui la proprietà del terreno su cui si andrà poi a lavorare. Undici aziende hanno ricevuto migliaia di euro pur non avendone il diritto, proprio perché non erano proprietarie dei fondi e delle aree lavorate. Nessun titolo di proprietà o di usufrutto, anzi: molti agricoltori utilizzavano terreni i cui proprietari erano addirittura ignari dell’esistenza di contratti di affitto». «Conseguentemente - sottolinea una nota stampa del Comando Provinciale - in maniera del tutto autonoma, arbitraria e quindi indebita, le aziende inserivano nelle richieste di contributi anche particelle di terreno, corrispondenti, nella maggior parte dei casi, a vaste aree di bosco incolto presenti sulle montagne della Valcamonica, sulle quali non potevano avere alcun diritto».

LE FIAMME GIALLE di Pisogne hanno quindi provveduto, una volta fatte le debite verifiche, a denunciare per indebita percezione di contributi comunitari 15 persone, che rischiano ora da sei mesi a tre anni di reclusione. Oltre a questo, la Guardia di Finanza ha segnalato alla Regione 12 aziende agricole per il recupero delle indebite erogazioni. «Verrà ovviamente bloccato il contributo - conclude Gerbini - e verrà predisposta la restituzione di quanto percepito fino a ora».

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