Fallimento di «Alpiaz» Un nodo da sciogliere

di D.BEN.

Sono passati già oltre sei anni dall’atto ufficiale che aveva messo fine all’esistenza di Alpiaz, la società che aveva dato vita in anni turisticamente molto più floridi all’insediamento di Montecampione. Sei anni e numerosi problemi ancora aperti. Un fallimento difficile, senza cuore e senza anima commenta qualcuno, che lascia intravedere ancora tempi lunghi per la definitiva soluzione. Era il 24 dicembre del 2012 quando il Tribunale di Brescia, con il giudice Stefano Rosa, decretava il fine corsa per la società di Francesco Caporossi e nominava Matteo Brangi curatore fallimentare. L’istanza era partita da Italfondiario, la spa che si era presa in carico il credito di oltre dieci milioni di euro per il mutuo concesso dalla allora Cariplo, poi Banca Intesa, di 20 miliardi di vecchie lire. NEL CORSO del procedimento si era «insinuato» anche il Comune di Artogne, che vantava crediti per l’Ici e l’Imu non pagate e rivendicava il rispetto delle convenzioni urbanistiche: aree standard, strade, parcheggi, verde di rispetto avrebbero dovuto entrare gratuitamente a far parte del patrimonio pubblico (ovvero comunale) a fronte di una semplice richiesta; ma questo non è mai avvenuto. E con il fallimento i vari nodi sono venuti al pettine. Provare a districarli oggi è un obiettivo non facile da raggiungere. In effetti, alcune alienazioni il curatore è riuscito a realizzarle, mentre per altre è tutto fermo, e stando alle prospettive «si profilano tempi lunghi soprattutto per le vendite immobiliari...complicate dalla particolare tipologia dei beni (quote di multiproprietà e strutture a uso collettivo)». Nel maggio del 2018 il Comune di Artogne ha chiesto e ottenuto l’accorpamento della strada che dal villaggio di quota 1.200 porta al Plan, ma come dicevamo rimangono aperti altri problemi legati alla cessione gratuita dei beni in esecuzione degli obblighi delle convenzioni, cessione che a oggi non è ancora formalmente eseguita. La mancanza di alcuni frazionamenti e dei relativi accatastamenti ha poi costretto l’ente pubblico a faticare molto per trovare l’origine di un groviglio urbanistico. La situazione? «Contiamo di trasferire i dati richiesti dal notaio entro la fine di marzo, per poi fare il rogito al massimo entro maggio - commenta la sindaca di Artogne Barbara Bonicelli - dato che dobbiamo inserire a bilancio tutta la partita entrate e uscite di Montecampione, sperando poi nella ragionevolezza di tutti». SUL FRONTE dei conti legati al fallimento di Alpiaz, nel 2012 il passivo stimato tra debiti ipotecari, privilegiati e chirografari era stato calcolato in oltre 17 milioni di euro. Dopo revisioni, aste, ribassi e tentativi di vendita, oggi l’attivo realizzato sembra ammontare a soli 859 mila euro. Poca cosa rispetto ai cinque milioni che il curatore vorrebbe realizzare. •

Suggerimenti