Giulia, rito
abbreviato per
le 81 coltellate

di Mario Pari
La Mercedes di Riadh Belkahla su cui è stato ucciso FOTOLIVE I carabinieri della Scientifica a Zocco di Erbusco nelle ore successive al ritrovamento del corpo FOTOLIVE
La Mercedes di Riadh Belkahla su cui è stato ucciso FOTOLIVE I carabinieri della Scientifica a Zocco di Erbusco nelle ore successive al ritrovamento del corpo FOTOLIVE
La Mercedes di Riadh Belkahla su cui è stato ucciso FOTOLIVE I carabinieri della Scientifica a Zocco di Erbusco nelle ore successive al ritrovamento del corpo FOTOLIVE
La Mercedes di Riadh Belkahla su cui è stato ucciso FOTOLIVE I carabinieri della Scientifica a Zocco di Erbusco nelle ore successive al ritrovamento del corpo FOTOLIVE

L’udienza è iniziata con il cambio del rito e si è conclusa con le lacrime dell’imputata. In mezzo deposizioni brevi, ma che almeno in un caso possono essere all’origine di quelle lacrime.

GIULIA TAESI, 22 ANNI è a processo, con l’accusa d’omicidio volontario per l’uccisione di Riah Belkahla, 48 anni, tunisino. Per quel delitto del 12 aprile 2016, nel processo con rito abbreviato che si è concluso il 20 giugno scorso, è stato condannato a 17 anni, uno dei quali per droga, il fidanzato Manuel Rossi. Nei giorni successivi all’omicidio, però era stata arrestata anche Giulia Taesi, che in seguito ha scelto d’essere processata in dibattimento. Ieri però, nella prima udienza, i legali Loretta Pelucco e Adriana Vignoni hanno avanzato la richiesta del processo con rito abbreviato condizionato alla trascrizione di un’intercettazione ambientale. E la richiesta è stata accolta dalla Corte d’assise presieduta da Anna Di Martino.

Giulia Taesi era presente e ha seguito l’udienza seduta a fianco dei propri legali. Un’udienza però in cui non ci si è limitati a conferire l’incarico della trascrizione della telefonata. Sono stati sentiti il professor Andrea Verzeletti, direttore dell’istituto di medicina legale di Brescia e il maresciallo Gianpaolo Lonardi, della Scientifica dei carabinieri di Brescia. Si è partiti da quel numero, dal massacro, di coltellate vibrate alla vittima. Al professor Verzeletti è stato chiesto se la vittima, soccorsa tempestivamente, avrebbe avuto delle possibilità di salvarsi. Ma è stato risposto che «sarebbe stato molto improbabile». E i motivi sono molto semplici. Riadh Belkahla è stato colpito ben 81 volte e alcuni fendenti l’hanno ferito alla femorale e al torace. «La morte - ha spiegato Verzeletti - è sopraggiunta per dissanguamento». Il corpo venne scoperto nei campi di Zocco di Erbusco, ore dopo la morte. Ben difficilmente però la vittima si sarebbe potuta salvare, secondo quanto è stato spiegato. E nella deposizione è stato anche spiegato che l’immigrato presentava «segni di lesioni da difesa evidenti soprattutto sulla mano destra e che la lesione alla gamba era stata inferta «con la vittima seduta».

Lonardi, rispondendo anche al pm Ambrogio Cassiani, è stato innanzitutto chiamato a fornire una propria interpretazione sull’assenza di macchie di sangue sul sedile del passeggero anteriore, quello su cui, secondo la ricostruzione accusatoria, si trovava Giulia Taesi. «Siamo - ha detto il maresciallo - intervenuti subito e quindi il sedile non è stato lavato. Questo vuol dire che qualcuno è rimasto seduto mentre venivano sferrate le coltellate». E «Il numero di coltellate fa pensare che Belkahla fosse bloccato». Come quindi se qualcuno da dietro lo stesse tenendo fermo, mentre chi era seduto a fianco della vittima colpisse con violenza inaudita. Quindi il carabiniere ha anche aggiunto che «se avesse colpito chi era seduto dietro, avrebbe dovuto avere un braccio spropositato». Quello che la presidente Di Martino ha definito «un braccio bionico». Inoltre «se la vittima non fosse stata trattenuta da dietro, mentre veniva accoltellata, sarebbe potuta fuggire». Tutto ciò tenendo presente che Manuel Rossi ha sempre sostenuto d’essere stato lui, da dietro a colpire Riadh Belkahla. Se ne riparlerà il 24 ottobre, data fissata per la prossima udienza.

Suggerimenti