Il cugino ritrovato
è un martire
della libertà

di Alessandro Romele
Elio Ziglioli era solo un ragazzoLa cugina del combattente assassinato dai franchisti nel 1949, Federica Ziglioli, insieme alla figliaElio Ziglioli, a sinistra, con un altro membro del gruppo «Los Primos»
Elio Ziglioli era solo un ragazzoLa cugina del combattente assassinato dai franchisti nel 1949, Federica Ziglioli, insieme alla figliaElio Ziglioli, a sinistra, con un altro membro del gruppo «Los Primos»
Elio Ziglioli era solo un ragazzoLa cugina del combattente assassinato dai franchisti nel 1949, Federica Ziglioli, insieme alla figliaElio Ziglioli, a sinistra, con un altro membro del gruppo «Los Primos»
Elio Ziglioli era solo un ragazzoLa cugina del combattente assassinato dai franchisti nel 1949, Federica Ziglioli, insieme alla figliaElio Ziglioli, a sinistra, con un altro membro del gruppo «Los Primos»

È una storia umana e internazionalista insieme, una storia straordinaria e struggente quella che arriva dalla bassa Valcamonica. Una vicenda che sembra incredibile in questi tempi in cui il pensiero elevato sembra completamente estinto. È quella di un combattente per la libertà tolto di mezzo dal lungo fascismo in versione iberica. Al centro dell’attenzione la vicenda umana e politica di Elio Ziglioli. Nato nel 1927, quando aveva solo vent’anni lasciò Lovere, dove viveva con i nonni, per raggiungere il padre Tobia, comunista e antifascista, a Parigi. In terra francese Elio conobbe alcuni esuli spagnoli membri della resistenza militarizzata fuggiti all’estero dopo l’arrivo al potere di Francisco Franco, e in particolare gli attivisti del gruppo «Los Primos». NEL SETTEMBRE del 1949 i militanti decisero di partire per la Catalogna, con l’obiettivo di creare episodi di disturbo nei confronti della feroce repressione attuata dalla guardia civil alle dirette dipendenze di un dittatore resposabile di migliaia di vittime. Non durò molto, ed Elio venne catturato a Castellar del Vallès, un villaggio a nord di Barcellona, mentre acquistava viveri per i compagni di viaggio: venne torturato e infine ucciso con un colpo di rivoltella dai poliziotti franchisti, che poi abbandonarono il suo cadavere ai bordi della strada. Qualcuno ebbe pietà per quel corpo martoriato e lo seppellì in una fossa ai margini del cimitero di Castellar, e la storia dell’italiano volontario della libertà si chiuse con un certificato di morte. Sotto la voce «nombre y apellidos» una sola parola: «desconocidos». Per anni la sua famiglia loverese lo cercò senza poter contare su notizie certe sulla sua scomparsa. Poi, grazie ad alcune testimonianze, tra le quali quella dell’unico sopravvissuto del gruppo Los Primos, Joan Busquets, lo storico e giornalista Algmiro Ferrero Delgado venne a conoscenza della sua storia: stava indagando sulla vita di Quico Sabate, un anarchico spagnolo protagonista della lotta al regime, e venne a sapere di un giovane e ignoto italiano sepolto a Castellar che probabilmente aveva avuto un ruolo di rilievo nella lotta clandestina al regime franchista. PROPRIO da qui sono partiti i contatti con gli Ziglioli. «Anni fa ci ha telefonato questo giornalista - racconta Federica, figlia di Roberto, un cugino di Elio - dicendoci che aveva individuato un nostro parente. Mia nonna, con gran parte dei miei parenti, era convinta che si fosse arruolato nella Legione Straniera e che avesse perso la vita in guerra. Non era così: Elio era un combattente per la liberazione del popolo spagnolo dalla dittatura franchista. Mi ha sempre affascinato la sua figura: vedevo questo ragazzo sulle fotografie negli album di famiglia, ma nessuno riusciva a dirmi di più sulla sua vita e su come era finita». Non restava che verificare il legame di sangue con gli Ziglioli. «Per allontanare definitivamente ogni dubbio abbiamo fatto richiesta di poter eseguire l’esame del Dna - continua Federica -. Ci sono voluti sei anni di burocrazia, carte e richieste, ma alla fine ci è stata data questa possibilità. Alcuni giorni fa abbiamo spedito in Spagna i campioni di Dna, il mio e quello di mio cugino Claudio che, con un’altra cugina, Enrica Volpi, è stato in Spagna per conoscere i luoghi toccati da Elio nelle sue ultime ore di vita. Non resta che aspettare per potere finalmente chiudere il cerchio. Ci vorranno sei mesi». Ziglioli è ancora oggi considerato un eroe in terra catalana. In quella terra che per ultima ha ceduto al fascismo viene ricordato come un italiano che ha dato la vita per una giusta causa. Sulla sua figura il sindaco di Castellar del Vallès non ha dubbi: «La sua storia rivela valori intrinseci importanti come la lotta per la democrazia e la libertà». Se si dovesse accertare il legame di parentela, le spoglie di Elio verranno riportate in Italia, nella cappella di famiglia del cimitero di Lovere. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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