Il paese senza bollette idriche è il simbolo dell’acqua pubblica

di L.RAN.
La fontana di Cerveno che celebra l’avvocato Prudenzini
La fontana di Cerveno che celebra l’avvocato Prudenzini
La fontana di Cerveno che celebra l’avvocato Prudenzini
La fontana di Cerveno che celebra l’avvocato Prudenzini

Non è casuale che la gente di Cerveno sia molto affezionata alla propria acqua. Al di là sella sensibilità ambientale, qui esistono motivi storici legati a una donazione. L’avvocato Paolo Prudenzini, notissima figura di alpinista e di naturalista, oltre che di mecenate, prima di morire (nel 1907) lasciò un terzo del suo patrimonio (gli altri due terzi andarono a Losine e Breno) per la realizzazione di una conduttura d’acqua potabile al servizio delle abitazioni e delle fontane. Per questo motivo, ancora oggi le famiglie del paese non pagano l’acqua potabile. I CERVENESI dedicarono un monumento a Prudenzini, collocandolo proprio sopra la fontana di piazza Roma, e in queste ore la soddisfazione della sindaca Marzia Romano è prevedibilmente grande: fra le più impegnate sostenitrici della difesa dell’acqua pubblica ha incassato dai suoi concittadini una affluenza record - il 54,59% e il 99,37% di «sì» - in occasione del referendum consultivo di domenica. Celebrando la lungimiranza dei suoi concittadini che nel secolo scorso votarono a favore della conduttura, Romano commenta il voto di domenica affermando che «ora più che mai urge la definizione di un patto per la gestione del servizio idrico integrato nel nostro territorio, evidentemente avvantaggiato rispetto alla pianura in tema di captazione dell’acqua; un patto che metta in fila una serie di modifiche legislative a più livelli». «IL GOVERNO in carica dovrebbe rivedere la legge Galli, e si è già espresso in materia intendendo attuare una legge a favore della gestione totalmente pubblica del servizio idrico integrato - aggiunge -. È poi imprescindibile rivedere anche la provenienza delle risorse necessarie agli investimenti, che oggi possono provenire unicamente dalla tariffa limitando la possibilità di interventi e l’equità delle stesse. Mi auguro - afferma ancora il primo cittadino - che queste modifiche siano presto messe in agenda; la Regione dovrebbe rivedere la definizione degli ambiti e se li vogliamo ottimali, serve che siano omogenei nelle loro caratteristiche: quindi un ambito come quello attuale che coincide con il territorio provinciale non può che essere disomogeneo; a noi in montagna l’acqua cade in testa, mentre in pianura devono pomparla e depurarla prima di immetterla nella rete». Marzia Romano fa un’ultima considerazione: «I sindaci della valle hanno ricevuto un mandato chiaro dai propri cittadini. L’acqua deve essere gestita possibilmente sul nostro territorio e soprattutto deve restare assolutamente pubblica». •

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